Una campagna elettorale al veleno. Si andrà avanti così fino allo scadere del tempo regolamentare. Fin quando non scatteranno le 24 ore di assoluto silenzio. Con la diffusione di migliaia di dichiarazioni per demolire l'avversario. Alcune false, alcune vere. A stabilirlo saranno gli elettori. Quella che sta andando in scena a Frosinone è un'operazione inedita. Ma pur di vincere, a quanto pare, ogni mossa è lecita. Da parte di tutti.

E se resta ancora da verificare la notizia secondo la quale il sindaco era veramente intenzionato ad inaugurare lo stadio Casaleno il 10 di giugno, il clima diventa nuovamente rovente sempre a causa del "Benito Stirpe". Nicola Ottaviani, archiviata l'anticipazione del taglio del nastro, ha deciso di organizzare una sorta di gita scolastica all'interno dell'impianto sportivo. Lo farà giovedì e venerdì, dalle 9 alle 11.

All'iniziativa prenderanno parte alcune classi delle scuole medie superiori del capoluogo. «Durante la visita, che avrà luogo in una zona dell'impianto in completa messa in sicurezza – spiega una nota dell'ufficio stampa - a ridosso della curva nord e del settore distinti, saranno illustrati, dal qualificato personale preposto, i particolari tecnici e amministrativi che hanno portato alla realizzazione della struttura che rappresenta il terzo stadio di calcio di ultima generazione in Italia, dopo quello dello Juventus Stadium e di Udine». L'iniziativa ha scatenato l'ira di Stefano Pizzutelli e di Armando Mirabella. Che hanno deciso di rivolgersi al Prefetto.

L'affondo di Pizzutelli

«Facciamo per un attimo conto che il sindaco fosse stato autorizzato dalla società concessionaria per fare lo spot elettorale dentro al Casaleno, insieme ad un bambino, in un cantiere aperto e senza protezioni anti-infortunistiche. Facciamo che questo comportamento borderline passi». Fa notare il leader di Frosinone in Comune. E aggiunge: «Bene, ora ci arrivano dalle scuole le segnalazioni che venerdì mattina, su iniziativa del Comune, le classi quarte degli istituti superiori verranno portate in gita scolastica al Casaleno. Gira voce che una delle scuole metta come causale della gita "Inaugurazione Stadio Casaleno". La società concessionaria sa qualcosa di questo altro spot elettorale? Sa qualcosa dell'ingresso di molti minorenni in un cantiere aperto in un giorno lavorativo? No?». Si chiede e chiede il candidato a sindaco. E affonda il colpo: «Se fosse così vuol dire che Nicola si sveglia la mattina e fa entrare chi vuole dentro il suo cantiere del suo stadio e fa entrare, senza nessuna autorizzazione, per prendere voti, chi vuole. A questo punto, per fermare questo scempio non ci serve la Prefettura, ci vorrebbe la dignità».

Le critiche di Mirabella

«La volgarità con cui il sindaco Ottaviani e la sua accolita sta conducendo la campagna elettorale a Frosinone registra un altro episodio». Evidenzia il portavoce di Possibile. «Spero venga fermata dal Prefetto, a cui il comitato "Possibile Pier Paolo Pasolini" di Frosinone ha mandato un'informativa, la brillante iniziativa di interrompere una giornata scolastica di fine anno per trasferire le classi quarte di alcune scuole superiori, tra cui il liceo Scientifico Severi, a vedere un cantiere: il cantiere del nuovo stadio». E chiosa: «Che cosa non si fa per raccattare il voto dei diciottenni? Non si può pensare di progettare il futuro di una città carpendo con la emotività della visita allo stadio il giorno dell'andata dei playoff il primo consenso della vita di un elettore e quello delle proprie famiglie. Fare campagna elettorale senza scrupoli ci fa capire con quale "spirito di servizio" si è governato e come si vuole tornare a governare la nostra città».

La replica di Ottaviani

Qualcuno ha chiesto pure l'intervento del provveditore. Cosa che Nicola Ottaviani ha immediatamente stigmatizzato: «Arrivare a questo è sicuramente un atto di scarsa sensibilità verso i nostri giovani e verso la libertà democratica. L'atteggiamento di certi candidati a sindaco, in questa vicenda, mi ricorda un po' il comportamento del riccone di quartiere quando eravamo ragazzini, l'unico a potersi permettere di portare il pallone alle partite in parrocchia e che, quando perdeva, un minuto prima del fischio finale, lo ritirava, dicendo che era lui l'unico a decidere come, quando e dove giocare. Fortunatamente, questi comportamenti fanno parte del passato e ai giovani interessano davvero poco».