Primo cittadino della città termale per sette anni, rieletto nel 2015 con una percentuale eccezionale, anche a livello nazionale, pari a circa il 73%, ma Fabrizio Martini non è più sindaco di Fiuggi dopo che consiglieri di minoranza e maggioranza si sono dimessi, unendosi e di fatto mandando a casa la sua giunta.
Martini a distanza di pochi giorni come si sente dopo il suo addio "forzato" dalla guida della città?
«Sono preoccupato. Rifletto e mi vado convincendo che quanto è accaduto potrebbe non essere stato così casuale o irrazionale. L'amministrazione doveva decidere sull'ingresso di privati nell'Atf, e le divergenze dei quattro affondatori erano solo sulle modalità della gara, peraltro mai chiarite con precisione. Sin dalla fine dell'800, le pagine più buie della storia fiuggina sono collegate alla selezione dei partner privati e alla gestione dei successivi contratti. Speriamo di non scriverne un'altra "a sorpresa" nel 2017, visto che ora ogni iniziativa è affidata ad un Commissario Straordinario, svincolato dagli interessi locali».
Pensa di essere stato tradito politicamente e magari anche dal punto di vista personale?
«In politica non esiste la fedeltà eterna e i divorzi sono facili, soprattutto quando una parte cambia obiettivo e strategia, così come ha fatto il Pd locale. Ma la delusione è forte rispetto a chi per maturità o per esperienza, avrebbe dovuto avere più rispetto per i 4114 concittadini che avevano premiato il progetto della "Fiuggi Unita". Invece hanno lasciato prevalere risentimenti personali e improbabili visioni di carriere future: nulla che riguardi i bisogni autentici della comunità. Purtroppo, questo tipo di imbarbarimento affligge la politica italiana in generale, non solo quella fiuggina: basta leggere la cronaca nazionale di questi giorni!».
Quale comunque il suo rammarico maggiore per come aveva impostato la sua seconda consiliatura?
«Non aver concluso il rilancio dell'azienda, dopo averla recuperata dai fallimenti dei due vecchi gestori ed averne avviato la ristrutturazione. Ora servivano capitali privati per dare consistenza alla prospettiva futura. La privatizzazione di Atf, studiata dall'advisor con molta cura, avrebbe fornito le giuste risposte a tutto, anche ai problemi finanziari del Comune. Si sarebbe poi potuto recuperare il ritardo amministrativo e concludere diversi progetti che erano stati avviati, oltre ad investire sul decoro urbano e ovviamente sul turismo. Ora è tutto spostato in avanti almeno di due anni e la città non ha più riserve per attendere così a lungo e nell'incertezza».
Senta in vista delle elezioni comunali lei si ricandiderà?
«Le elezioni purtroppo non sono imminenti e anche di questo inevitabile ritardo dovranno rispondere le menti eccelse che hanno provocato tutto ciò. Ho energie e idee da spendere per la mia città, ricevo quotidianamente molte esortazioni a non mollare e proseguire. Sento ancora forte la responsabilità verso quelle migliaia di elettori che avevano creduto nella "Fiuggi Unita", così come verso i consiglieri che non si sono dimessi. Resterò in campo e cercherò di fare la scelta più giusta per Fiuggi, dopo aver attentamente valutato gli sviluppo amministrativi dei prossimi mesi».