Ieri sul suo blog (www.alessioporcu.it) il collega Alessio Porcu ha intelligentemente lanciato un dibattito sul futuro dell'editoria nell'era del web, degli smartphone e dei tablet. Ecco di seguito la risposta del direttore generale del nostro gruppo editoriale. 

di MASSIMO PIZZUTI

Direttore generale Giornalisti Indipendenti Soc. Coop.

 

Caro Alessio

innanzitutto ti ringrazio per aver aperto un dibattito sul futuro dell’editoria locale (leggi qui il precedente). Argomento non certo semplice da affrontare in un momento come questo dove nessuno di noi, in realtà, sa con precisione ciò che sta accadendo nel proprio mondo: quello dei giornali, delle televisioni, del web. Un’incertezza assoluta rispetto a quelle che saranno forme e modi attraverso i quali continueremo a produrre e vendere informazione e pubblicità. O meglio contenuti e servizi.

Credo serva a poco rimpiangere un passato glorioso che non c’è e purtroppo non ci sarà più. Ci saranno altri uomini, altre redazioni, altri condottieri, altri visionari. E tra i visionari non ci sono certo gli estensori di quel pezzo sul “web ben fatto” che cannibalizza la carta stampata. Quel pezzo è vecchio: poteva avere un senso dieci anni fa. Oggi facciamo già i conti con gli effetti di quella rivoluzione. Ma era un processo inevitabile. Era una scelta obbligata quella di posizionarsi sul web e costruire uno strumento per avere “audience” tra i nativi digitali e per i convertiti, per forza o per ragioni semplicemente economiche, alla comodità del mouse e del computer.

La riflessione che dovremmo cominciare a fare, caro Alessio, è invece un’altra. Meritiamo ancora o meritano le nostre aziende una nuova stagione di gloria? O vogliamo cominciare a riflettere su quanto siano obsolete e vecchie? Su quanto poco abbiano investito nella formazione e nelle tecnologie? Nello studiare il futuro ed il mercato. Di quanto poco sappiano dei gusti e dei desideri dei propri veri “proprietari”: i loro lettori, i loro spettatori, i loro utenti digitali. Siamo proprio sicuri che i lettori di Ciociaria Oggi vogliano ancora trovare a “pagina 2” le vicende della soap-opera De Angelis-Scalia (come accade da una quindicina d’anni) oppure gradirebbero di più un approfondimento sulle idee di qualche imprenditore illuminato che magari in qualche angolo del nostro territorio apre una fabbrica e dà lavoro a cinquanta persone? Perché mentre noi, caro Alessio, continuiamo a raccontare delle denunce di Iannarilli, dei massimi sistemi della Bianchi, del futuro di Buschini e di Pompeo comunque, nonostante la crisi, le difficoltà, le lotte infinite, ci sono centinaia di storie positive interessanti e forse entusiasmanti che non ci siamo mai sognati di cercare, studiare raccontare e promuovere. E forse, in questo momento, attirerebbero più attenzione dell’ennesima campagna elettorale in partenza nei nostri comuni e della pseudo-falsa rissa in corso, senza soluzione di continuità, nel Pd locale. E per non fare, anacronisticamente, la figura dell’ottimista a tutti i costi, forse avrebbero più ragione di essere scritte le storie delle centinaia di persone in fila per ore al pronto soccorso dei nostri ospedali. O di quelli costretti ad aspettare più di un anno per un’ecografia o per una Tac.

Questo per parlare sommariamente di “mercato”. Di cosa si aspettano i lettori. Di quello che oggi non stiamo dando loro. Vogliamo parlare ora dei mezzi? Pensiamo proprio di essere così bravi per poter “sottovalutare” la potenza del web? Il fatto che almeno un italiano su tre possegga uno smartphone e che su quei dannati attrezzi arrivano oggi flussi di informazione di ogni tipo? Studio del mercato e ricerca dei mezzi dunque. In mezzo, scusami il gioco di parole, il nostro lavoro. Che senza se e senza ma è finito. Si, caro Alessio, finito. Almeno nel senso in cui è stato immaginato e nel quale si è svolto fino ad oggi. La direzione nella quale bisogna muoversi per “ricominciare” è quella nella quale ridisegnare innanzitutto il nostro lavoro. Non ostinandoci a portare il mercato verso quello che sappiamo o preferiamo fare oggi ma andando verso il mercato. Verso quello che i nostri lettori ci chiedono. Nel modo o attraverso i mezzi che vogliono.

Non è poi così importante parlare di direttori, caporedattori, caposervizio. Oggi servono team con competenze assortite: ingegneri, specialisti di indicizzazione web, giornalisti e grafici. E in queste squadre il direttore ideale, come i “monumentali” Celani o Benedetti che hai giustamente evocato nel tuo pezzo, sarà colui che alla notizia darà il valore più alto in termini di diffusione e “fatturato”. Perché, se fino ad oggi ci siamo misurati esclusivamente sulle copie, in futuro ci misureremo sulle copie vendute in edicola, sulle visualizzazioni sul web, sulla pubblicità analogica, su quella digitale e sul numero delle transazioni commerciali che avverranno per merito delle nostre notizie, ad opera dei nostri lettori.

Infine permettimi un’amara riflessione: tu sai caro Alessio, che mentre grazie ad una coraggiosa operazione, quella che ha riportato in edicola Ciociaria e Latina Oggi, quaranta lavoratori hanno mantenuto il loro posto di lavoro a Latina e Frosinone un abile stakeholder di questo mondo (parlo di quello della carta stampata), uno dei maggiori stampatori italiani, ha dato vita al sistema del “caporalato” nell’editoria locale. E mentre noi dibattiamo di direttori, redazioni che evaporano e lotta per la conquista di una copia, questo signore con la complicità di qualche faccendiere, edita giornali locali “in service” che si possono permettere così di stare sul mercato a prezzi (della pubblicità) che finiscono di umiliare e uccidere il nostro lavoro. Tutto questo, permettimi l’ultima riflessione, nel silenzio del sindacato che non capisce che proprio questo momento di crisi e questo caos mai visto prima, adeguatamente studiati e gestiti, potrebbero portare al germoglio di quel fiore nei cui petali potrebbero trovare nuova forma e sostanza le nostre attività e il nostro lavoro nei prossimi anni. Consapevoli però che oggi è… già domani.