La signora Maria Teresa nei giorni scorsi si è vista recapitare un avviso bonario della Regione Lazio in cui le si comunica che «dai controlli effettuati è emerso che il reddito ai fini Irpef dichiarato dal suo nucleo familiare nell’anno 2009 è risultato superiore alla soglia che le consentiva di poter beneficiare dell’esenzione del pagamento del ticket relativo ai farmaci acquistati dal 22 settembre 2009 al 29 gennaio 2009».

Lo sforamento contestato dalla Regione Lazio è pari a 14 euro per acquisto di 9 farmaci, ma la signora Maria Teresa ora dovrà restituire una somma quattro volte maggiore: 40,66 euro. I 14 euro, 1,66 euro di interessi e ben 25 euro di spese amministrative. L’invio dei solleciti è iniziato soltanto qualche giorno fa, ma il buongiorno si vede da mattino e da quello che si è capito con la faccenda del recupero dei ticket sanitari rischia di scoppiare il finimondo. In tutto Lazio, come la signora Maria Teresa, ci sono 235.000 casi. Tanti sarebbero i cittadini che, secondo gli accertamenti della Regione, hanno usufruito dell’esenzione per reddito di prestazioni sanitarie senza averne diritto.

Gli anni finiti sotto la lente sono il 2009 e il 2010. I controlli sono stati eseguiti incrociando i dati in possesso della Regione con quelli dell’Anagrafe tributaria dell’Agenzia dell’Entrate. In questo modo la Regione conta di recuperare circa 50 milioni di euro. L’azione di recupero procederà in due fasi: arriveranno prima gli avvisi bonari, successivamente con i morosi la Regione si affiderà ad Equitalia. La vicenda, ovviamente, sta alzando un polverone. La Regione assicura che il margine di errore non supera il 3% dei casi.

Ma non è soltanto questo. Innanzitutto i cittadini hanno la possibilità di dimostrare che l’esenzione è avvenuta in maniera legittima. Un’impresa non facile. Si tratta di fatti che risalgono a cinque o sei anni fa e difficilmente gli utenti hanno conservato la documentazione. A tale proposito più di qualcuno ha insinuato il dubbio che quelle somme, dopo tutto questo tempo, non possono essere più richieste. In secondo luogo, come nel caso della signora Maria Teresa, spesso si tratta di somme non elevate. Per cui, alla fine dei conti, conviene saldare il dovuto piuttosto che avventurarsi nei meandri della burocrazia.

Ma si tratta comunque di casi paradossali se si tiene conto che i soldi richiesti per le cosiddette spese amministrative (la bellezza di 25 euro) e interessi viene chiesto anche il doppio dell’esenzione contestata. Il che fa apparire le richiesta come l’imposizione di una sorta di tassa occulta.