Gli enti locali sono i principali finanziatori della spesa sociale locale. Basti pensare, ad esempio, che nel2011 il 62,5% di tale è spesa è stato finanziato con risorse proprie dei Comuni, a fronte del 17,1% di fondi regionali e 12,4% del Fondo nazionale per le Politiche Sociali. È evidente quindi che le scelte degli amministratori possono avere un grande impatto sulla quantità e sulla qualità dei servizi che i cittadini ricevono, determinando forti differenze a livello territoriale. Vale a dire, il luogo in cui viviamo contribuisce a determinare il nostro “paniere di welfare”. Per questo motivo è importante che tutti i cittadini possano conoscere le scelte effettuate dai propri amministratori così da valutarne l’operato anche su questa base.

Un obiettivo oggi più facile da raggiungere grazie ai nuovi strumenti tecnologici, tra cui il portale openbilanci.it che ha preso in esame i documenti contabili di 7.746 amministrazioni comunali. La voce “sociale” comprende tutte le spese che il Comune sostiene per erogare servizi sociali ai suoi cittadini, incluse quelle per la manutenzione o la costruzione di strutture adeguate, come asili ni- do, residenze per anziani o centri di prevenzione.

L’annualità presa in considerazione da openbilanci (l’ultima disponibile in forma completa) è quella del 2014. Rispetto all’anno precedente, anche nel 2014 sono Trieste e Venezia le due città che investono di più in spesa sociale pro capite. Tra le città con oltre 200.000 abitanti, Trieste è prima in classifica con 461,03 euro pro capite, tutto sommato in linea con i 464,92 euro registrati l’anno precedente. Mantiene il secondo posto Venezia, nonostante la spesa sociale nella città lagunare scenda da 331,59 euro a 304,96 per abitante. Torino sale in terza posizione con 293,3 euro (quinto posto nel 2013), e anche Bologna cresce fino al quarto posto, con 292,35 euro spesi nel sociale per ogni residente. In un anno Milano scende dal terzo al quinto posto, con 287,36 euro pro capite. Nelle ultime tre posizioni Napoli (con 157,26 euro pro capite) e Genova (133,18 euro) e Palermo, ultima classificata tra le città con oltre 200.000 abitanti, con 74,3 euro per ogni abitante.

Restringendo il campo dell’indagine su scala regionale si denota una buona performance dei Comuni della provincia di Frosinone. Il capoluogo, ad esempio, è primo tra i suoi omologhi nel Lazio iscrivendo a bilancio, come spesa per i servizi sociali, ben 262 euro per ogni residente, un risalto che vale per Frosinone il 15º posto su 378 in ambito regionale; segue la Capitale (17ª con 241 euro) con a ruota Viterbo (21ª con 223 euro), Rieti (32ª con 187 euro) e Latina fanalino di coda (129ª con 97 euro). Primo in assoluto è il Comune di Collegiove, in provincia di Rieti, che destina per il welfare 730 euro per ogni abitante.

Nella top ten regionale figurano due realtà ciociare: San Biagio Saracinisco 6ª con 380 euro e Acquafondata 9ª con 291 euro. Bene anche Belmonte Castello che si piazza all’11º posto con 277 euro spesi a residente. Da rimarcare l’impegno di Alatri che, con i suoi 146 euro, si piazza 59º. Prestazione sufficiente per Sora (118ª con 105 euro), mentre a metà del guado si posiziona Ferentino (167ª con 80 euro ad abitante). Nella zona medio-bassa delle graduatoria regionale trovano posto Cassino (179ª con 77 euro), Ceccano (181ª con 76 euro) ed Anagni (262ª con 53 euro).