«Si è fatto di una formica un elefante. E lo dico con vero spirito di fraternità e di simpatia per il vescovo Spreafico. Pensare che in una cappella privata si riunisca una piccola comunità di ortodossi italiani per celebrare l’Eucarestia e pregare in una visione della fede molto conforme a quella di un cristianesimo tradizionale, come quello dell’ortodossia mondiale o dell’Est europeo e delle chiese d’Oriente, non avrebbe dovuto suscitare tutto questo clamore».

Sono queste le parole del professor Alessandro Meluzzi, noto psichiatra, saggista e volto della tv, nonché arcivescovo di riferimento della chiesa ortodossa autocefala la cui sede principale è Roma, ma che trova il suo seguito in una cappella privata dedicata alla Santissima Trinità a Boville.

Proprio a Valle Paradiso, infatti, dove vengono officiati i riti che rischiano la scomunica, si è sollevata la questione. Una questione su cui è intervenuto direttamente il vescovo Spreafico con l’imposizione della lettura - nelle chiese di Veroli, Boville e Monte San Giovanni Campano – della nota di ammonimento per tutti i fedeli che partecipano alla pratica del culto non riconosciuto dalla religione cattolica.

«Il fatto che quella cappella sia stata in passato una cappella di tradizione latina, romana e cattolica non significa che il proprietario non la possa adibire a un culto diverso - ha continuato Meluzzi - Trovo sorprendente che il parroco e ancor più il vescovo Spreafico abbiano agitato il martello della scomunica in un tempo in cui vediamo che il Papa bacia il Corano e in cui, semmai, il vescovo dovrebbe preoccuparsi di questioni più importanti di queste, tipo la morale dell’ex abate di Montecassino il quale aveva certamente brillato per questioni diciamo più serie. E non mi sembra - ha aggiunto Meluzzi - che sia stato scomunicato, così come tanti altri sacerdoti cattolici finiti al centro di alcune particolari vicende. Non dico questo con alcuna malevolenza,macredoche inuntempodi fraternità, di ecumenismo, di dialogo come quelloattuale siamo difronte a un segno che non saprei definire se non ridicolo».

«La nostra è una piccola comunità di ortodossi, non lontani dalla fede cattolica romana - ha concluso il professor Meluzzi - il fatto che si dica che quella ortodossa italiana non sia una chiesa canonica, mentre quella russa lo è per me è soltanto espressione di un fatto di “dimensioni” e forse di una “concorrenza in loco”. Però credo che sia una considerazione ridicola, soprattutto oggi. La libertà di culto è garantita dalla Costituzione. Se il vescovo, a cui faccio i miei migliori auguri, si sentirà in dovere di scomunicare coloro che, di credo cattolico verranno a partecipare ai nostri riti, avrà fatto una cosa diversa anche da quello che la Congregazione per la dottrina dei Sacramenti prevede, consentendo anche ai cattolici di partecipare a liturgie ortodosse e viceversa».