Una lesione drammatica del lobo centrale del cervello, la sede deputata al controllo delle emozioni, delle pulsioni, del comportamento. Un dato sconvolgente, quello emerso ieri nel carcere di Cassino analizzando la tac nel secondo colloquio tra il consulente di parte civile, il noto psichiatra Alessandro Meluzzi, con il muratore di Sora che ha ucciso Gilberta.

Insieme a Meluzzi, l’avvocato della famiglia di Gilberta, Massimiliano Contucci, il professor Walter Gabriele per la difesa e il dottor Ferracuti, perito nominato dalla procura. Un elemento inatteso, quello saltato fuori in poco meno di 20 minuti, che ha spiazzato sia la famiglia della professoressa di Sora, sia il noto psichiatra che non ha esitato a definirlo un «caso da manuale».

«È un soggetto un po’ decerebrato dal punto di vista del controllo pulsionale. Questo non significa di certo, a nostro modo di vedere, che non debba restare in carcere. Anzi - ha spiegato il professor Meluzzi - Un soggetto così pericoloso riteniamo che non possa avere destinazione diversa da questa perchè certamente dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari anche la sistemazione in una Rems sarebbe del tutto inappropriata. A mio parere di certo è capace di intendere. Sul controllo della volontà è possibile, invece, discutere: una base di responsabilità c’è».

Ad accogliere la richiesta dell’avvocato De Cristofano, avvocato di Antonio Palleschi, di sottoporre il muratore a una perizia psichiatrica sono stati i giudici della Corte d’Assise d’Appello nell’udienza di fine ottobre. In primo grado Palleschi era stato condannato all’ergastolo per omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. Proprio durante il secondo colloquio in carcere Palleschi avrebbe dichiarato di aver rimosso tutto, di non ricordare più nulla. Tranne che alcuni dettagli importanti, quelli sulla lettera inviata alla famiglia di Gilberta per chiedere scusa.

La lettera

«Palleschi ha detto di aver scritto la lettera perchè glielo avrebbe chiesto l’avvocato e tra l’altro l’ha fatta scrivere al suo vicino di cella e di non ricordare davvero nulla di nulla, in uno stato di sostanziale indifferenza emotiva ed affettiva - ha continuato il professor Meluzzi».

Circostanza, quella legata alla lettera di pentimento, smentita dall’avvocato De Cristofano.

«I test psicologici - ha continuato Meluzzi - sono disastrosi sia da un punto di vista intellettivo che delle funzioni mentali, come poteva essere immaginabile».

Ora si attenderanno le conclusioni del ctu, il professor Ferracuti. Poi se il perito della famiglia di Gilberta non dovesse essere d’accordo farà le sue controdeduzioni. Il 9 gennaio avverrà il deposito delle perizie in attesa dell’udienza fissata al 26 gennaio.

Le reazioni

«Venti minuti a dire “non ricordo”: è difficile poter trarre un’impressione dall’incontro di ieri. A me è sembrato un atteggiamento molto studiato. È stato il professor Ferracuti - ha sottolineato l’avvocato Contucci - a sollecitarlo più volte. Ma lui si è trincerato dietro troppi “non ricordo”. Ha smentito categoricamente di aver scritto spontaneamente la lettera di scuse alla famiglia. Le valutazioni legali le faremo al deposito della consulenza il 9 di gennaio».

«Siamo sconcertati per ciò che ci ha detto il nostro perito. Ma i suoi comportamenti sia per quanto riguarda mia sorella, sia per gli altri casi - ha spiegato Roberto Palleschi, fratello della vittima - hanno dimostrato che Palleschi non può vivere in società. Se non fosse stato arrestato avrebbe potuto perseguitare altre donne».

«Questa novità è stata una bastonata. Ma dimostra quanto sia una persona pericolosa per la società, una persona che deve rimanere dentro senza sconti di pena» ha aggiunto Giuliana De Ciantis, la cognata di Gilberta.