Nei piani superiori si celebravano i processi, anche per violenza sessuale, nei locali sottostanti le violenze venivano consumate. Almeno questa è la tesi della procura di Frosinone che ha chiesto il rinvio a giudizio dell’ex custode del tribunale.

I fatti, sulla base della denuncia della donna, si sarebbero consumati tra il 2015 e i primi mesi del 2016. Teatro della vicenda sarebbe l’appartamento riservato al custode della struttura nel piano inferiore del palazzo di giustizia. La donna, in una dettagliata denuncia, ha ricostruito quanto durante l’ultimo periodo della convivenza, sarebbe stata costretta a subire. E nell’imputazione che la procura ha formulato all’uomo, chiedendone al giudice per le udienze preliminari l’emissione del decreto di rinvio a giudizio, vengono contestati i reati di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale.

Lei ha raccontato di esser stata costretta a consumare rapporti sessuali contro la sua volontà. Più rapporti - sostiene la donna - che, a corredo delle proprie argomentazioni, ha prodotto anche delle registrazioni. Dopo il primo episodio, la stessa avrebbe avuto l’accortezza di utilizzare il proprio telefono cellulare per registrare quantomeno i dialoghi intercorsi tra i due. E da quelle registrazioni emergerebbero ulteriori elementi a sostegno dell’accusa.

Accusa che, dopo aver raccolto tutti gli elementi necessari, compreso l’interrogatorio dell’indagato, ora si appresta a chiedere il rinvio a giudizio. Dal canto suo, l’ex custode, assistito dall’avvocato Giampiero Vellucci, si difende da ogni accusa e sostiene che tutti i rapporti sono stati consensuali. Ora sarà il gup del tribunale di Frosinone a decidere se le prove raccolte meritano di essere approfondite davanti al tribunale o se il caso