Nemo propheta in patria, ossia “nessuno è profeta in patria”. La frase è riportata dai quattro Vangeli e calza benissimo all’assessore Stefano Gizzi che, con leggiadria, si muove tra i numeri delle finanze di Palazzo Antonelli e il restauro di croci e madonne. Ebbene l’assessore, spesso bistrattato a Ceccano dagli avversari “comunisti” (li vede un po’ dappertutto, anche se ultimamente gli appaiono più pericolosi i sostenitori di Papa Bergoglio) è diventata una “star” internazionale.

La sua foto appare addirittura sul The Guardian e sulla Bbc News. Ha in mano il libro in fiamme del Codice da Vinci di Dan Brown. «Flaming terribile» si legge nella didascalia del The Guardian «Stefano Gizzi, consigliere cittadino del partito Cristiano Democratico di Ceccano, brucia il Codice da Vinci». E sulla Bbc News: «Scoppiati tafferugli non appena due consiglieri italiani locali bruciano il libro nella piazza principale del paese di Ceccano».

La vicenda risale al 2006 quando l’attuale assessore alla Cultura e al Bilancio dell’amministrazione Caligiore bruciò in piazza Municipio il romanzo. Torna alla ribalta, ora, sulla stampa internazionale in occasione dell’uscita di qualche settimana fa del film “Inferno” diretto da Ron Howard e tratto dall’omonimo best-seller dello scrittore statunitense.

Tom Hanks riprende il ruolo del professore di simbologia Robert Langdon, già interpretato nei film Il Codice da Vinci e Angeli e Demoni. Un film, tra l’altro, ampiamente bocciato dalla critica. Il rogo del romanzo, in quel lontano 2006, aveva provocato una sollevazione popolare a Ceccano, con attacchi politici pesantissimi da cui Gizzi si è sempre difeso affermando che il gesto non era stato compreso nel suo valore simbolico. Fu un caso alla ribalta anche della cronaca nazionale. Il Corriere della Sera, scrisse: «Con la messa al rogo del libro di Dan Brown, si vuole rifiutare il “messaggio pestifero che viene dal mondo del cinema, secondo cui si possono far soldi - e molti - oltraggiando Dio e la Sua santissima vita con calunnie irrepetibili».

Ora quel rogo è diventato, anche all’estero, l’emblema degli oltranzisti cristiani. Ma in un’epoca che vive di immagini l’importante è esserci. E Stefano Gizzi c’è.