Cassino come l’araba fenice. Che la città sia destinata a rinascere e a far rifiorire l’economia dell’intero territorio ormai non è più solo una speranza. È realtà. Una realtà che stenta a decollare, ma che ha basi solide e un motore d’eccellenza. Secondo solo alla Ferrari e che ha già fatto sentire il rombo alle tanto blasonate tedesche. Il motore Alfa Romeo. Il Biscione è il marchio scelto da Sergio Marchionne per risollevare non solo il gruppo Fca e quindi lo stabilimento ai piedi dell’Abbazia, ma dell’intero territorio. Il sito pedemontano, dal dopoguerra ad oggi, è stato il vero motore dell’economia locale.

Un termometro - purtroppo o per fortuna, dipende dai punti vista - da sempre infallibile: quando Fca produce e lavora il territorio cresce, quando c’è la cassa integrazione e la crisi del mercato dell’auto, il Cassinate e tutto il Lazio Meridionale finisce in ginocchio. E allora ecco che dopo aver invocato negli anni dell’austerità e della crisi la luce in fondo al tunnel, il glorioso marchio Alfa e le tute rosse che hanno sostituito quelle bianche e quelle blu, illuminano l’intera provincia di Frosinone e Cassino finisce sul tetto del mondo, non solo quello automobilistico.

Dopo Giulietta, sulle linee dal 2010 - quando in tanti, forse troppi col senno del poi paventavano chiusure o accorpamenti per il sito pedemontano - l’anno scorso si è iniziata a produrre la Giulia e in questi giorni si sta lavorando a Stelvio, il primo Suv di casa Alfa, che sarà svelato in anteprima al salone dell’auto di Los Angeles.

A far corso dal 2017 altri due modelli: la nuova Giulietta e l’ammiraglia che si chiamerà Alfetta. Cassino, la culla dell’Alfa, non si è fatta trovare impreparata all’appuntamento e si è quindi guadagnata sul campo il marchio di qualità “Cassino plant”.

Il riconoscimento

Tale denominazione che significa “made in Cassino” è una sorta di marchio di fabbrica, di “certificazione di qualità”, sulla quale Fca oggi punta fortemente, tanto da firmare “Cassino plant”, quattro video della fabbrica ai piedi di Montecassino pubblicati in questi giorni su YouTube, e da proporre questa operazione “open factory” dei suoi gioielli tecnologici e del suo popolo di 4.300 fra ingegneri e operai. Sull'onda anche di analoghe manifestazioni nasce così questa apertura al territorio, per il quale la produzione dell’Alfa Giulia (oggi 220 unità al giorno) e di altri futuri modelli Alfa potrebbe rappresentare l'uscita dalla crisi e nuovi posti di lavoro per il territorio: «Dal 2006, quando cioè Fiat adottò il sistema di organizzazione Wcm, le fabbriche d'auto italiane stanno cambiando radicalmente. Ora la qualità chiesta per le Alfa prodotte nel “Cassino plant” - ipotizza la blasonata rivista del settore Quattroruote - potrebbe alzare ulteriormente l'asticella della mutazione genetica del lavoro in fabbrica».

Soddisfatti si dicono anche i sindacati tanto che Mirko Marsella della Fim-Cisl spiega: «Una fabbrica enormemente cambiata anche rispetto a quella di 10 anni fa. Uno stabilimento sicuro, colorato, pulitissimo, con postazioni di lavoro comode. Magari come sindacato possiamo discutere dei ritmi e di altre problematiche, ma non c'è dubbio che con la Giulia il lavoro sia migliorato». E dalla dirigenza del sito trapela che «lo stabilimento “Cassino plant” può vantare nel suo curriculum alcune novità di forte profilo: per esempio è una delle più grandi fabbriche italiane progettate assieme, metro per metro, da ingegneri e gruppi di operai in una apposita struttura chiamata Work Place Integration».