Non è finita. Il colpo inflitto da Acea venerdì con il pronunciamento del Consiglio di Stato che ha bocciato il ricorso dell’amministrazione comunale in merito al commissario prefettizio Ernesto Raio e al verbale da lui redatto ha solamente indebolito D'Alessandro, ma non lo ha atterrito. Tutt’altro. Il braccio di ferro tra comune e società riprende e, se possibile, in maniera ancora più veemente. Nel corso del weekend il sindaco ha studiato le carte e ieri mattina ha convocato una conferenza stampa per annunciare di aver emanato l’ordinanza che di fatto blocca Acea per la gestione degli impianti. Il famoso “piano B” che il sindaco aveva annunciato di avere in tasca e che, se non altro, servirà per guadagnare altro tempo.

Ecco il piano B

Con ordinanza numero 226 del 10 settembre, ieri diramata agli organi di informazione e pubblicata sull’albo pretorio il sindaco, testuale, «ordina al servizio manutenzione del comune di Cassino di proseguire temporaneamente, ed in via esclusiva, senza interferenze da parte di Acea Ato 5 Spa la gestione dell'acquedotto comunale al fine di garantire qualità e continuità della fornitura idrica alle utenze fino a quando Acea Ato 5 Spa – si legge sempre nell’ordinanza - non dimostri di avere la disponibilità di risorse idropotabili adeguate al soddisfacimento delle esigenze igienico-sanitarie della città di Cassino». E non finisce qui. Sempre nell'apposita ordinanza D’Alessandro ordina ad Acea Ato 5 Spa di «provvedere e predisporre con assoluta urgenza gli atti indispensabili all’approvigionamento di risorse idropotabili continuative necessarie ad alimentare l'acquedotto comunale al fine di consentire a questo Comune di procedere al trasferimento effettivo del servizio in attuazione dei progressi giudicati in merito» Come dire: “Acea vuole gli impianti comunali idrici? Provveda a trovare l'acqua da mettere all'interno”. Da qui il terzo punto dell’ordinanza riferito ad Acqua Campania.

La diffida

Il Comune ordina alla società di «attenersi scrupolosamente al rispetto delle clausole contenute nella convenzione con l'Ente con particolare riferimento al punto 4.1 al fine di non rendersi corresponsabile dei tentativi di non legittimi approvigionamenti posti in essere da Acea Ato 5 Spa». Quindi la stoccata finale ad Acea: «Contro tale provvedimento è possibile fare ricorso al Tar entro 60 giorni». Come dire: “Ci rivediamo in Tribunale, intanto l'acquedotto resta del comune di Cassino”. Sul punto D'Alessandro infatti non cede, e ai cronisti che gli chiedono come si comporterà se nei prossimi giorni i vertici di Acea saranno in Comune per chiedere la documentazione e le chiavi dell'acquedotto, risponde: «Se ha una fonte alternativa per alimentare l'acquedotto di Cassino e quindi per non lasciare a secco oltre 25.000 abitanti avendo un giudicato in corso lo può fare, ma se non c'è questa soluzione chi è preposto a difendere i cittadini deve prendere soluzioni conseguenti e questa ordinanza è una decisione conseguente».

Infine la rassicurazione a tutti i cittadini: «Io non ho mentito in campagna elettorale. L'impegno preso era quello di difendere l'acquedotto comunale e lo sto facendo. Ma per ripubblicizzare il servizio idrico integrato - sottolinea - bisogna anche agire nella conferenza dei sindaci e allo stato attuale delle cose c'è la possibilità di fare qualche cambiamento radicale».