Ci sarà anche una squadra di geologi della provincia di Frosinone, nelle operazioni di soccorso del terremoto che ha colpito il reatino. Con loro Roberto Spalvieri, componente del consiglio regionale. «Si tratta di un situazione davvero critica – ha spiegato il professionista frusinate - anche sotto il profilo della viabilità. Nella zona ci sono numerose frane che impediscono anche il buon funzionamento della macchina dei soccorsi. Da domani, con ogni probabilità, saremo sul posto per dare il nostro contributo».

Rischio sismico in Ciociaria

Il presidente regionale Roberto Troncarelli ritiene che i vostri appelli vengano spesso ignorati. È così? 
«Certo. Il punto è che le istituzioni si mobilitano solo quando si verificano eventi come quelli di questi giorni. Una volta superata l’emergenza, tutto torna nel silenzio più assoluto».

Ma qual è la strada da seguire per limitare i danni?
«Sebbene sia stata eseguita la microzonazione sismica del 90% dei comuni del Lazio, è necessario procedere con un’adeguata pianificazione urbanistica. Ma anche con il censimento del costruito, a partire dagli edifici cosiddetti strategici e, quindi, ad interventi di miglioramento che tengano conto della cosiddetta risposta sismica locale. Da tenere presente che i paesi della provincia di Frosinone hanno edifici con un’età piuttosto avanzata. La gran parte si trovano in aree montane e con una viabilità critica. La situazione è sotto gli occhi tutti. Non ci vuole molto a capire il livello di pericolosità».

Quindi lei ritiene che la Ciociaria sia un’area a rischio elevato?
«Senza ombra di dubbio. Se si escludono i paesi a ridosso del capoluogo, dove il grado di rischio è classificato come 2B, ovvero a livelli elevati, c’è da dire che le aree del Sorano e della Valcomino si trovano in situazioni del tutto simili a quelle in cui si sono verificati i tragici eventi di questi giorni: zona 1, rischio molto elevato».

A suo avviso la provincia di Frosinone è pronta a fronteggiare un evento catastrofico dovuto a un sisma?
«Quello che posso dire è che i Comuni del Lazio, così come quelli del Frusinate, non hanno attuato quelli che sono i cosiddetti piani di protezione civile. Solo il 10% ha dato seguito alle linee guida fornite dal dipartimento nazionale. Nel caso di un evento sismico, la popolazione non saprebbe proprio cosa fare».

E i fondi per la sicurezza delle scuole?
«Da tre anni è iniziata una campagna per il cosiddetto adeguamento sismico. I fondi stanziati nel Lazio, circa 4 milioni di euro per annualità, finalizzati alla messa in sicurezza di scuole, caserme, municipi e chiese, vedono la copertura di una decina di interventi ogni anno. Questa è la triste realtà».