Donare il sangue presso lâospedale San Benedetto è operazione diventata complicata, quando non impossibile. Accade così che alcuni donatori (fonti parlano di ben 12 persone, ndr) presentatisi ieri mattina per compiere il loro dovere siano stati ârespintiâ allâautoemoteca messa a disposizione dalla Regione Lazio. La ragione? Pare che i donatori siano arrivati in ritardo e che la struttura mobile avesse chiuso già i battenti (era in funzione dalle 8 alle 10), rimandando a casa, delusi, quanti avevano raccolto lâappello dellâAvis locale a presentarsi per effettuare una donazione.
Sconcerto da parte degli organi Avis alatrensi, che hanno colto lâoccasione per denunciare ancora una volta una situazione complessa e insostenibile: privi di un vero e proprio centro di raccolta, ci si appoggia al veicolo per il prelievo fornito dalla Regione Lazio, con le persone che attendono pazientemente allâaperto, sotto il sole cocente come adesso o, nel periodo invernale, esposte al freddo; inoltre il calendario degli appuntamenti per le donazioni, che dovrebbero svolgersi ogni lunedì, non sempre viene rispettato, per cui si procede âa singhiozzoâ, indicando a iscritti e simpatizzanti dellâAvis - spesso con telefonate o tramite social network - la data in cui lâautoemoteca è presente.
Tutte condizioni che spesso scoraggiano i donatori e annullano gli sforzi dellâAvis che, solo a febbraio scorso, annunciava la perdita annua di mille sacche di sangue ad Alatri a causa della mancanza di una politica per le donazioni. La stessa Avis, molti mesi fa, aveva presentato una richiesta allâAsl per lâassegnazione di alcuni locali interni al San Benedetto da usare come centro raccolta,ma intoppi burocratici, cavilli tecnici, mancanza di volontà , impegni di spesa ancora non rispettati stanno mettendo lâAvis nella condizione di lavorare in maniera difficoltosa o di non lavorare per niente.
Eppure lo spazio a disposizione nel nosocomio alatrense, come ribadito recentemente dalla direzione sanitaria, câè ma non viene sfruttato. LâAvis spera che lâennesima denuncia pubblica smuova le acque e che si proceda con una politica più attenta, recuperando la fiducia di tutti i donatori, compresi quelli che ieri a malincuore sono tornati a casa.