Sarebbe stato un guasto nella rete di protezione, forse un gancio che sorregge la schermata in vetro apposta per garantire la sicurezza del palazzo di Padre Carapuceiro a Boa Viagem, a sud di Recife, a determinare l’inaccettabile incidente costato la vita al piccolo Matteo Melaragni, volato giù lunedì dal ventunesimo piano.

Sono queste le prime ipotesi della polizia sudamericana riportate dai principali siti e quotidiani on-line locali. Secondo quanto accertato in prima battuta, dunque, sarebbe stato il malfunzionamento di uno dei ganci apposti a sostegno della protezione tipica di strutture similari a quelle a più piani (della tipologia a parete o vetrata continua che in genere sono composte da una parte fissa e una mobile ad altezza di sicurezza per evitare incidenti) ad aver dettato la sorte del piccolo Matteo.

Una morte inaccettabile. Il funzionario della polizia locale, stando sempre a quanto riportato dagli organi di informazione brasiliani, ha comunque ritenuto necessario un approfondimento d’indagine per chiedere a tecnici specializzati se la protezione apposta al balcone dell’appartamento fosse conforme a tutti i requisiti richiesti dalla Abnt (Associazione brasiliana sulle norme tecniche).

Il delegato della polizia che sta portando avanti le indagini delicatissime, Carlos Couto - capo dell’ufficio di Boa Viagem - ha riferito alla stampa locale che «sarà fatto tutto il possibile per chiarire la causa della morte del bambino nel corso dell’inchiesta».

Sembrerebbe, proprio in base alle primissime informazioni trapelate, che il piccolo fosse in camera al momento dell’incidente. E che in casa, forse in cucina, si trovasse la madre insieme al fratello più piccolo. Ora, dopo tutti gli accertamenti del caso, si attende che il corpo di Matteo sia rilasciato dall’Istituto di medicina legale (Iml) di S. Amaro. Poi il ritorno a casa dove lo aspettano tutti i suoi parenti e una intera comunità.

La ricostruzione

Secondo la Scientifica ci sarebbero pochi dubbi sulle cause del decesso: la caduta accidentale del bimbo dal palazzo di vetro in Boa Viagem non avrebbe potuto lasciare alcuna speranza al piccolo italiano che da quattro anni occupava insieme alla sua famiglia un appartamento nel condominio del sole, il Sun Park. I genitori hanno riferito agli agenti tutto ciò che poteva servire a ricostruire l’accaduto. E mentre a livello investigativo si va avanti per chiudere al più presto un fascicolo tanto doloroso, da un punto di vita umano ci si continua ad interrogare sulla morte del piccolo Matteo, scomparso a soli sei anni dopo un volo impressionante.

Proprio a pochi mesi dal tanto atteso ritorno a casa dove, dopo l’estate, avrebbe potuto occupare il suo posto nell’aula della prima elementare di Sant’Angelo e dove aveva lasciato la sua casa di via Mandrine, i suoi nonni e i suoi parenti che aveva riabbracciato soltanto un paio di mesi fa. Poi di nuovo in aereo per tornare in Brasile dove papà Marco, dirigente per il gruppo Fiat in trasferta, si era trasferito per poter assicurare a tutta la famiglia un futuro più solido.

Finalmente in autunno l’atteso e definitivo ritorno a casa. Prima dell’immane tragedia. Nessuno avrebbe mai immaginato di dover affrontare un dolore tanto grande. Nè i giovani genitori, sconvolti dal dolore, né l’intera comunità che attende il ritorno di Matteo per l’ultimo saluto.