Era tutto pronto. Biglietto di ritorno già in cantiere per volare a Cassino a votare. E quello definitivo,finalmente, al primo posto nella lista delle cose da fare prima di tornare in Italia, prima dell’acquisto di quaderni e libri per la prima elementare che Matteo avrebbe iniziato a Sant’Angelo nel mese di settembre. Un conto alla rovescia, quello della famiglia Melaragni, durato quattro anni. Da quando cioè si erano trasferiti in Brasile per lavoro, coltivando nel cuore sempre la speranza di poter far ritorno a casa. Prima di lunedì pomeriggio, quando la vita di Matteo è stata spezzata da un destino crudele. Insieme a quella dei suoi genitori, della sua numerosa famiglia e di quanti conoscevano bene il suo sorriso.

La tragedia

È volato giù dal ventunesimo piano di un palazzo di vetro, a sud di Recife, dove da quattro anni mamma Renata e papà Marco si erano trasferiti per motivi di lavoro lasciando tutti gli affetti a Sant’Angelo in Theodice, popolosa frazione di Cassino. A notare subito il corpo del piccolo Matteo subito dopo l’incidente sarebbe stata una signora in bici che stava attraversandola strada che costeggia il palazzone dove Matteo abitava con i suoi genitori ed un fratello più piccolo, in quell’angolo di paradiso sul mare del Pernambuco, la Venezia del Brasile. Il piccolo, nato a Cassino, secondo quanto riportato dai quotidiani sudamericani, si trovava sul balcone quando per cause ancora in fase di accertamento ha affrontato un terribile volo, che di certo non gli ha dato scampo. Inutili i tentativi di rianimarlo: quando i soccorsi sono arrivati per tentare l’impossibile non c’era davvero più nulla da fare.

Le testimonianze

«Una squadra Samu (il sevizio di soccorso in Brasile) è giunta immediatamente sul posto e ha provato a rianimare il piccolo che si trovava tra le palme - ha raccontato un testimone ai primi giornalisti locali giunti sul posto - Ma è stato tutto inutile». Secondo la ricostruzione effettuata dai principali siti brasiliani sembrerebbe che al momento della tragedia la mamma fosse in casa insieme al fratellino, mentre Marco - papà della vittima - era al lavoro. Inutile descrivere lo stato di choc della famiglia a cui la notizia sarebbe stata data dal portiere del condominio brasiliano in cui vivono: dopo alcuni comprensibili malori ai due giovanissimi genitori (lei ventisettenne e lui trentacinquenne) non è rimasto altro che abbracciare questa insostenibile croce.

Le indagini

Immediata l’apertura di una minuziosa indagine da parte della polizia locale per tentare di capire cosa sia accaduto. Di certo sul corpo del piccolo non vi era alcun segno di violenza e con alta probabilità, ipotesi circolata negli ambienti investigativi, sembrerebbe che a strappare Matteo all’affetto dei suoi cari sia stato l’improvviso cedimento della struttura. Ma anche questo aspetto resta al vaglio delle locali autorità. Nel fine settimana è stata indetta una conferenza stampa in merito dalle autorità del posto.

Paese in lutto: "Abbiamo perso tutti un figlio"

«È successo quello che non dovrebbe mai accadere. Quello a cui nessun genitore dovrebbe mai essere chiamato a rispondere: un dolore senza fine». Poche considerazioni, nessuna frase di circostanza. A Sant’Angelo ieri il dolore lo si poteva scorgere negli occhi di tutti i residenti ammutoliti e con la testa bassa, in fila senza parlare per raggiungere la casa dei nonni di Matteo, in centro. «Siamo cresciuti tutti insieme, è una tragedia per tutte le nostre famiglie» ha aggiunto qualcuno con la voce rotta dal pianto. Pochi i commenti, rilasciati con grande fatica: «È morto un fratellino, un figlio, un nipote di tutti noi. Qui ci conosciamo davvero nell’intimità. Non abbiamo parole».

La notizia della morte di Matteo è stata rilanciata ieri mattina dalla rete. Sono state le prime informazioni captate da Facebook, poi i commenti di chi conosceva bene Roberta Valente - la madre - e Marco Melaragni, il papà a completare il quadro. «Famiglia di lavoratori, di quelle “antiche”, premiate dall’impegno e dall’onestà» hanno aggiunto alcuni concittadini in strada, straziati dall’inaccettabile perdita. Il nonno della piccola vittima aveva lavorato per anni sulle piattaforme petrolifere. E questo insegnamento, legato al sacrificio e alla concretezza, lo aveva trasmesso ai suoi figli. Anche al papà del piccolo Matteo, ingegnere Fiat, pronto ad accettare anche la lontananza dagli affetti più veri per lavorare e offrire un solido futuro alla sua famiglia. Senza mai perdere la speranza di poter un giorno tornare a casa insieme a sua moglie Roberta, anche lei di Cassino, e ai suoi due piccoli.

E ora che tutto sembrava così vicino da poter quasi sentire l’odore di casa, gustando la gioia di aprire di nuovo la porta della loro abitazione in via Mandrine, la vita gli ha presentato un conto davvero troppo salato. «Una tragedia immane. Non ci sono parole giuste per poter descrivere il dolore che ha colpito tutti noi di Sant’Angelo, vicini davvero alla famiglia del piccolo Matteo - ha commentato costernato il consigliere comunale Franco Evangelista residente a Sant’Angelo - È una ferita per tutta la comunità che ben conosce e stima la famiglia Melaragni, a cui ci sentiamo vicini da sempre, uniti da una fratellanza e da un rispetto intoccabili. E che apprezziamo senza riserve». Poi in tanti hanno preso parte al momento di preghiera dedicato alla famiglia Melaragni che don Nello ha voluto dedicargli in occasione della processione in calendario per la chiusura del mese di maggio dedicato alla Madonna.

A Belo Horizonte per la trasferta in Fiat

In Brasile dal 2010 dopo tanti anni alle presse nello stabilimento di Piedimonte San Germano. Marco Melaragni, il papà del piccolo Matteo, è in Sud America da circa sei anni: ha aderito spontaneamente alla trasferta in Brasile dove ricopre un ruolo di dirigente. A lui vanno le condoglianze di tutti gli operai e di tutti i colleghi del sito pedemontano, in particolar modo attorno a lui, colpito dall’immane tragedia, si stringono i metalmeccanici della Fiom-Cgil, sindacato nel quale Marco ha militato per qualche anno prima del suo trasferimento in Brasile. Il suo ritorno nella fabbrica ai piedi dell’Abbazia è prevista per ottobre quando, insieme alla Giulia, si inizierà a produrre anche il Suv: a quel punto tutti gli operai attualmente in trasferta rientreranno. Oggi intanto tutta la comunità si stringe ora intorno a Marco e Roberta, i genitori del piccolo Matteo, per l’immane tragedia che ha colpito la loro famiglia e l’intero territorio.

La politica si ferma: i candidati uniti nel cordoglio


«È un momento veramente difficile per la nostra città e per l’intera comunità cassinate che nelle ultime settimane è stata colpita da due lutti strazianti. La notizia della morte del piccolo Matteo è una tragedia che ha sconvolto tutti noi. In questi momenti non esistono parole per esprimere il dolore che si prova. Così come avvenuto per la morte di un altro nostro giovane concittadino, Antonio, soltanto 9giorni fa, riteniamo giusto anche oggi le polemiche, i dibattiti, i confronti e le accuse lascino spazio al silenzio e che tutta la comunità di Cassino si stringa attorno alla famiglia Melaragni, al papà Marco, alla mamma Roberta ed al fratellino Mirko». La dichiarazione congiunta è arrivata ieri pomeriggio, a poche ore dall’accaduto, e a firmarla sono stati tutti i candidati a sindaco con la sola eccezione di Durante.

È stato dunque rinviato il confronto pubblico e tutti gli aspiranti sindaci hanno bloccato per 24 ore la loro campagna elettorale. Il sindaco Petrarcone ha espresso il suo cordoglio e in Municipio è stata esposta la bandiera a mezz’asta. «La scomparsa di un bambino - ha commentato il primo cittadino - è un evento drammatico a cui nessuna famiglia dovrebbe far fronte. La famiglia viveva in Brasile dove il papà Marco, dipendente Fca, lavorava all’interno dello stabilimento di nuova costruzione. A nome dell’intera città di Cassino, nel condividere il dolore della famiglia del piccolo Matteo, porgo le più sentite condoglianze alla mamma Roberta ed al papà Marco».

Cordoglio è stato espresso anche dal consigliere regionale Abbruzzese: «Sono veramente sconvolto da quanto accaduto in Brasile al piccolo Matteo. Un’altra vita spezzata troppo, troppo presto».