L’edilizia, il commercio, i pubblici servizi, l’agricoltura. Sono questi i settori dove si annida il lavoro irregolare in provincia di Frosinone. Lo dice a chiare lettere la relazione sull’attività ispettiva della direzione territoriale del lavoro di Frosinone. Quasi otto aziende su dieci, di quelle ispezionate nel 2015, sono risultate non a norma. Contestata anche un’evasione contributiva e di premi assicurativi di oltre tre milioni di euro.

I numeri

In provincia si riscontra un eccessivo ricorso al lavoro nero. Su 362 posizioni irregolari riscontrate ben 225 si riferiscono al lavoro nero, altre 17 riguardano lavori riqualificati, 95 sono di violazioni in materia di orario, mentre 34 sono riconducibili a violazioni delle norme a tutela delle condizioni psico-fisiche dei lavoratori. Nei 187 cantieri oggetto di ispezione sono state accertate 232 violazioni in tema di prevenzione. Le violazioni maggiori hanno riguardato i rischi da caduta dall’alto e i ponteggi. La direzione del lavoro ha adottato 33 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale, che hanno interessato prevalentemente il terziario che risulta statisticamente, fra quelli con maggiore incidenza di lavoro neo o irregolare, con 24 provvedimenti. Le altre 9 sospensioni sono state effettuate per lavoro nero in edilizia. In totale sono stati riscossi quasi 400 mila euro di sanzioni, di cui 169.636 in materia amministrativa e 138.631 sul versante penale.

Le illegalità

La stragrande maggioranza delle ispezioni, ovvero il 90%, si è concentrata sui settori del terziario, con 478, e dell’edilizia, con 411. Le percentuali di irregolarità sono altissime praticamente ovunque: nell’industria si supera l’83%, nel terziario l’82%, nell’edilizia il 75%, mentre nell’agricoltura, ma su sole otto ispezioni, si arriva al cento per cento. Sul fronte dei contributi evasi, invece, non c’è partita: con 2,9 milioni di euro svetta il terziario, con l’edilizia che si assesta a 239.471 euro.

Tra i lavoratori irregolari scovati il nero raggiunge il cento per cento nell’agricoltura, il 90% nell’edilizia, il 65% nel terziario e il 23% nell’industria. A livello numerico i lavoratori in nero scoperti sono stati 124 nel terziario (di cui 41 nel commercio e 46 nelle strutture alberghiere e di ristorazione), 78 nell’edilizia, 19 nell’industria (di cui 17 nel manifatturiero) e 4 nell’agricoltura. Le irregolarità sull’orario di lavoro hanno riguardato in 61 occasioni l’industria (solo nel manifatturiero) e in 34 il terziario (25 le attività di noleggio e le agenzie di viaggio). Le violazioni gravi sulla salute e la sicurezza hanno interessato soprattutto l’edilizia con 230 casi. Sono 45 le altre violazioni penali emerse nel terziario.

La prevenzione

Massiccia anche l’attività condotta dall’Asl attraverso il dipartimento di prevenzione e sicurezza sul lavoro. In media, nel 2015, sono state oltre trenta le richieste giornaliere di intervento. Il dipartimento ha ricevuto 1.394 segnalazioni di inizio cantiere, di questi 609 sono stati controllati con 119 irregolarità riscontrate e 214 ammende. Nell’agricoltura le ispezioni sono state 41, negli altri settori (edilizia esclusa) 312. Le aziende visitate (esclusa sempre l’edilizia) sono state 996 con 482 verbali. In pratica un’azienda su due non è stata trovata in regola dagli ispettori.

Quando si tratta di ispezionare i cantieri sono i ponteggi e le mancate protezioni da cadute dall’alto a rappresentare le principali situazioni di irregolarità. All’Asl sono giunti 492 piani di bonifica da amianto, segno che da una parte c’è necessità di intervenire e dall’altra sensibilità al tema. Sul fronte degli infortuni sul lavoro 97 sono le inchieste aperte, per incidenti gravi, su un totale di circa 4.000 infortuni denunciati. E ancora 132 sono i pareri per nuovi insediamenti produttivi, 67 ricorsi di lavoro contro i pareri dei medici di fabbrica, 130 le ore di formazione con 1.924 persone coinvolte.