Denunciati alla Procura della Repubblica di Frosinone l’ex sindaco Giovanni Sorge e dieci dipendenti della sua impresa del settore meccanico per truffa aggravata ai danni dello Stato.

I dieci operai, ritenuti complici del loro datore di lavoro, lavoravano in azienda pur essendo incassa integrazione. Questa l’accusa mossa all’ex sindaco dalla Guardia di finanza. L'indagine, partita due anni fa dalla Polizia giudiziaria, ha portato alla luce la condotta illegale dell’imprenditore che, con la complicità di alcuni dipendenti, scaricava sull'Inps il carico economico dei lavoratori.
La società aveva infatti richiesto ed ottenuto la cassa integrazione per alcuni dipendenti, in tal modo il loro orario di lavoro veniva ridotto da 40 a zero ore settimanali, con un’integrazione salariale corrisposta dall’Inps nella misura dell’80% della retribuzione globale. In totale, l'indebito profitto e il correlato danno perle casse dell’istituto previdenziale sarebbe di circa 38.000 euro, pari a 2.000 ore di cassa integrazione.

Non solo. Secondo i finanzieri della brigata di Ceprano, oltre ad aver collocato in cassa integrazione la metà dei dipendenti, l'azienda aveva falsamente assunto con un contratto a tempo indeterminato cinque lavoratori che di fatto non avrebbero mai messo piede in azienda. Questo allo scopo di percepirne l'integrazione salariale, dal 2010 al 2016. Complessivamente, le integrazioni salariali indebitamente percepite ammonterebbero a circa 170.000 euro.
Sorge e i dieci dipendenti coinvolti nella vicenda sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Frosinone per truffa aggravata ai danni dello Stato. Dovranno rispondere di illecito accesso agli strumenti di protezione e politica sociale, quali l’integrazione salariale e l’indennità di disoccupazione, a fini di profitto personale. Per la vicenda che ha dato il là alla nuova inchiesta, Sorge (difeso dall’avvocato Calogero Nobile) e altri quattro lavoratori sono stati rinviati a giudizio per truffa aggravata. Prossimamente ci sarà la prima udienza. In questo caso è contestata l’indebita percezione degli ammortizzatori sociali per cinque mesi.