Dieci dipendenti risultanti in cassa integrazione, in realtà lavoravano in azienda. È accaduto a Ceprano, in una società operante nel settore della meccanica.

La condotta illecita è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Ceprano con la complicità di alcuni dipendenti dell'azienda, ma l'indagine era partita dalla polizia giudiziaria ben due anni fa. Gli accertamenti della Finanza hanno consentito di rilevare l'illecito sistema utilizzato dall'imprenditore per traslare il costo del lavoro interamente sulle casse dell'INPS.

La società aveva infatti richiesto ed ottenuto la cassa integrazione per alcuni suoi dipendenti, in tal modo il loro orario di lavoro veniva ridotto da 40 a zero ore settimanali, con un’integrazione salariale corrisposta dall’INPS nella misura dell’80% della retribuzione globale. L'indebito profitto in totale e il correlato danno per le casse dell’INPS risulta essere di circa 38.000 euro.

Non solo, la società cepranese, oltre ad aver collocato in cassa integrazione la metà dei suoi dipendenti, aveva falsamente assunto con un contratto a tempo indeterminato, cinque lavoratori che di fatto non hanno mai messo piede in azienda. Questo solo per percepirne l'integrazione salariale. Complessivamente, le integrazioni salariali indebitamente percepite ammontano a circa 170.000 euro.
L'imprenditore e i dieci dipendenti coinvolti nella vicenda sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Frosinone per truffa aggravata ai danni dello Stato.