Sabato 5 Marzo “Alberto il Grande” di Carlo e Luca Verdone aprirà la V EDIZIONE del Festival “Il cinema e la Memoria”: l’appuntamento è per le 18.00 presso il Cinema Antares di Ceccano, con ingresso libero. Sarà presente il regista Luca Verdone.

“Alberto il Grande” è il documentario dedicato al più grande interprete della commedia italiana, Alberto Sordi, dai fratelli Carlo e Luca Verdone. Uscito nel 2013, in occasione del decennale della scomparsa dell’attore romano, nel documentario si racconta la vita e la carriera di Sordi, tra sequenze tratte dai suoi film, video e immagini inediti e testimonianze di amici, registi e colleghi come Franca Valeri, Gigi Proietti, Pippo Baudo, Claudia Cardinale, Gian Luigi Rondi, Goffredo Fofi, Ettore Scola, Enrico e Carlo Vanzina, Christian De Sica. Per la prima volta, infine, si può ammirare la villa di via Druso, a Roma, dove Sordi ha abitato dal 1958 fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 2003.

 

L’intervista

Come nasce il vostro omaggio al grande Alberto Sordi?

In occasione del decimo anniversario dalla scomparsa di Sordi (avvenuta nel 2003 ndr), la Regione Lazio mi contattò chiedendomi se fossi disponibile a celebrare in modo degno una ricorrenza così importante: allora parlai del progetto a mio fratello Carlo e insieme, entusiasti, iniziammo a lavorare a questo omaggio, di realizzare cioè un vero e proprio documentario sulla figura del grande Alberto. Una sorta di viaggio nella memoria, che parte da un’idea centrale, quella di rendere la casa di Sordi (quasi un tempio inviolabile), il fulcro di questo documentario: l’abitazione di Alberto per anni è stata avvolta nel “mistero” per così dire, dipinta nell’immaginario collettivo come il rifugio inaccessibile del grande attore. Per la prima volta così lo spettatore ha la possibilità di accedere a un luogo così privato e intimo. Questa storica dimora rappresenta un vero e proprio viaggio, scandito da diverse stazioni: la sala di proiezione, la camera da letto, il salone di rappresentanza, finiscono per diventare delle vere e proprie tappe con cui ricostruire a ritroso la vita privata di Sordi. Io e Carlo abbiamo firmato insieme la regia e Carlo, poi, si è ritagliato per sé il ruolo di narratore.

Un suo personale ricordo di Sordi?

Lo ricordo con immenso piacere a casa mia (la celebre casa sopra i portici , raccontata da Carlo in un libro ndr) quando era nostro ospite a cena: una persona estremamente gioviale, simpatica, un carattere tipicamente romano, che ti dispone alla bontà, alla generosità. Alberto aveva i tratti tipici del miglior romano appunto. Eppure riusciva a tirare fuori il peggio degli italiani, era questa la sua arma migliore. I suoi personaggi fondamentalmente erano negativi, ma lui, con questo suo sguardo disincantato, riusciva a rendere simpatici anche quei personaggi più odiosi.

Alberto Sordi sul set?

Quando ci fu la lavorazione di In viaggio con papà, io fui contattato da Canale5 per curare il backstage del film, che è diventato un documento storico. L’originale, purtroppo, è andato perso, per fortuna ne conservo ancora una copia. Il rapporto tra Alberto e Carlo era quasi “filiale”, se vogliamo rappresentarlo con una metafora. Sul set Sordi era come appariva nella vita privata, affabile e disponibile: a volte era persino indolente, pigro e si concedeva delle pause per sé, cosa che faceva anche nella vita di tutti i giorni. Era un grande artista, un grandissimo attore e un uomo che sapeva piegare la realtà alle sue esigenze.

Il film di Sordi che preferisce?

Ne amo tantissimi, ma adoro in modo particolare Piccola posta di Steno, dove c’è il miglior Sordi surreale, camaleontico e trasformista. Per le mie corde il film di Steno è quello che mi entusiasta di più, ma poi come non si possono amare film come Il marchese del grillo, Un eroe di tutti i giorni, La grande guerra, Tutti a casa o Una vita difficile. La sua filmografia è piena di capolavori assoluti. Anche un film come Il medico della mutua, per esempio, è uno spaccato straordinario dell’Italia di quegli anni.

Cosa pensa del Sordi regista?

Dopo aver interpretato decine e decine di film, ad un certo punto Alberto volle sperimentare se stesso anche in qualità d’autore, un’esigenza condivisibile dopotutto. Come regista,  sicuramente ha dato il meglio di sé all’inizio, soprattutto con il suo esordio, Fumo di Londra: un film molto interessante e ben girato. Negli anni poi, la sua vena creativa si è andata man mano esaurendosi: gli ultimi film sono alquanto discutibili sotto molti aspetti, anche se l’attore è sempre capace di riempire lo schermo con la sua presenza.

L’eredità artistica di Sordi?

Non c’è nessun erede, si è parlato per anni tanto di mio fratello: Carlo stesso ha sempre affermato di non essere l’erede di Sordi. Hanno caratteristiche diverse: se Alberto sapeva essere aggressivo e cattivo nel delineare i suoi ruoli, Carlo al contrario è più riflessivo e malinconico in una certa misura. Entrambi, però, sono dei grandi osservatori della realtà, questo sì!

La Roma di Sordi e quella di Carlo: differenze?

La Roma dipinta da Sordi non esiste più: le borgate romane non esistono più, oggi sono il rifugio di profughi e clandestini. Uno dei personaggi più noti di Sordi, Nando Moriconi, oggi non potrebbe esistere: il vero romano non c’è più, le sue tracce, la sua indole è rimasta legata ai personaggi di Alberto. La Roma di Carlo, oggi, è una città diversa, multietnica, di passaggio: non c’è più un tessuto connettivo derivante dalle precedenti generazioni di romani. La Roma che tutto il mondo ha imparato a conoscere e ad amare, è finita con Sordi.

Il ritratto

Luca Verdone è un regista italiano, figlio del noto critico cinematografico Mario Verdone, fratello dell’attore Carlo Verdone e della produttrice cinematografica Silvia Verdone. Laureato in Lettere con una tesi in Storia dell’Arte Moderna, inizia dal 1973 ad occuparsi della regia di documentari (Antologia del Neorealismo) e programmi televisivi. Dopo essere stato l’aiuto regista del fratello Carlo nei film Bianco, rosso e Verdone (1981) e Borotalco (1982), fa il suo esordio nella regia cinematografica nel 1986 con il film 7 chili in 7 giorni, in cui affianca  il fratello Carlo a Renato Pozzetto, a cui segue nel 1990 la regia del film La bocca, con Alida Valli. Tra  i due film, firma quindi il documentario La commedia all'italiana. Seguono poi: Il museo di storia della scienza di Firenze, Il miracolo di Sant'Oronzo (con Franco Citti), Dialetti miei dialetti, Il piacere di piacere, Il futurismo e La meravigliosa avventura di Antonio Franconi (con Massimo Ranieri).