I rapinatori sono sotto chiave, il gip ha convalidato il loro arresto, ma a Frosinone si continua ad indagare sulla serie di rapine ai due supermercati che hanno caratterizzato il periodo natalizio. I due arrestati a Latina hanno utilizzato lo stesso modus operandi dei rapinatori che hanno agito anche a Frosinone dove, sempre con l’ascia, hanno colpito sistematicamente tre volte il supermercato Md e due volte la Gecop, incuranti anche dell’innalzamento dei controlli. Oggi, i carabinieri del reparto operativo e la Squadra Mobile di Frosinone stanno spulciando ogni elemento raccolto nel corso di quei colpi per poter essere certi che a commetterli fossero proprio i due presunti rapinatori arrestati a Latina e che questi ultimi, quindi, non fossero degli emulatori.

Il lavoro investigativo di carabinieri e polizia si è incrociato quasi per caso. La Mobile della questura ciociara stava indagando sulle rapine seriali. Vista la sfrontatezza dei rapinatori e la frequenza con cui mettevano a segno i colpi era facile ipotizzare che sarebbero stati presi in flagranza. Dopo il quinto colpo, però, lo stesso genere di rapine, con la stessa “arma agricola”, è stato compiuto nella vicina provincia di Latina, quindi lungo la direttrice Monti Lepini. A quel punto, però, i carabinieri del reparto operativo di Frosinone che indagavano per altre circostanze, avrebbe raccolto elementi utili per individuare gli autori di quei colpi.

L’indagine, quindi è diventata congiunta e lo sforzo di entrambi, unitamente a quello dei carabinieri di Latina, ha permesso di arrivare all’arresto di sabato scorso, quando ormai Luigi D’Alessio, 23 anni, e Pierluigi Cellini, 42enne, entrambi di Sonnino e nullafacenti, sono stati sorpresi appena dopo la rapina al supermercato Eurospin a Latina Scalo. Le fantasiose ricostruzioni fatte al Gip di Latina che li ha sottoposti ad interrogatorio di garanzia non hanno convinto il magistrato che li ha lasciati in carcere, ma solo per i fatti relativi alla rapina al supermercato di Latina Scalo.

Il loro eventuale coinvolgimento negli altri colpi deve essere dimostrato sconfessando, così, l’ipotesi che si possa trattare di emulatori e che i “rapinatori con l’ascia originali”non siano ancora a piede libero.