Monaco di Baviera è ancora sotto shock, ma la vita torna lentamente alla normalità. Con il cessato allarme e l’annuncio della polizia che l’unico attentatore è morto, si è suicidato, nella notte sono tornati a circolare le macchine e i mezzi pubblici, che erano stati sospesi subito dopo la sparatoria. Una strage che ha provocato nove vittime e numerosi i feriti. Ieri è diminuita anche la presenza della polizia in città, che sembrava infatti sotto assedio. Solo il centro commerciale Olympia resta off limits. A vivere attimi di terrore, così come accaduto nell’attentato di Nizza, diversi ciociari. I tanti per i quali amici, parenti e conoscenti hanno vissuto ore di angoscia e apprensione non riuscendo a contattarli. Fondamentali sono stati i collegamenti tramite whatsapp e facebook. Soprattutto attraverso il social network è stato possibile avere notizie dei ciociari a Monaco e tirare, quindi, un sospiro di sollievo.

Shopping all’Olympia

Francesco Cantinelli di Ferentino, e la sua ragazza di Roma, poche ore prima della sparatoria hanno fatto shopping in quel centro commerciale. Il ragazzo, per lungo tempo, non ha risposto al telefono. Poi, però, ha mandato un messaggio alla zia. «Scusa se non ti rispondo - ha scritto - Comunque tutto bene, noi stiamo a casa, me no male». Ai familiari ha anche fatto sapere che la mattina era stato proprio all’Olympia.

A pochi passi dall’attentato

A Monaco c’è anche Emanuela Martellini, sempre originaria di Ferentino. La donna è dipendente di un’azienda che si trova proprio vicino il centro commerciale del quartiere olimpico. «Lavoro lì vicino - ha detto - in una ditta che costruisce laser per la cura della vista. Stiamo tutti bene, questo è quello che più conta. Internet ci ha aiutato a comunicare in tempo reale. La mia famiglia era già a casa ma se penso che potevamo essere lì mi assale la paura. L’angoscia è stata tanta. Si sentivano elicotteri sopra le nostre case e la città era tutta bloccata. Quella zona è molto frequentata, sia per il commercio sia per il lavoro. Mi sembra tutto impossibile. Sono passata lì davanti con la macchina alle 2 del pomeriggio, potevo esserci io in quel momento. È tremendo. Vado in continuazione in quella zona, sabato scorso ci siamo andati tutti insieme con Lucio e i bambini. Monaco era una città sicura, ora non lo è più. Abbiamo paura a prendere il treno, a fare la spesa, ad andare a lavoro. Non sarà facile. Ci hanno chiamato e scritto in tanti. Abbiamo subito rassicurato le nostre famiglie, ma tutte queste chiamate e richieste di informazioni ci hanno fatto sentire la gravità della cosa. Il trauma è che persone innocenti hanno vissuto in quelle ore è devastante. Non so quando riusciremo a tornare in Italia, ma in questo momento vorrei essere lì, credo sia più che normale. È stato un pomeriggio terrificante, se penso alle vittime e ai feriti mi si stringe il cuore».

Al museo nazionale

Ermanno Cioni a Monaco di Baviera c’è nato. Lì vive con la moglie e due figlie ma la sua famiglia è originaria di Isola del Liri. Mentre si consumava la sparatoria all’O lympia Center, lui stava uscendo dal Museo nazionale, dove lavora. Quello che ha visto, una volta raggiunto il centro della città tedesca, è riuscito a raccontarlo a una cugina in una chiamata su WhatsApp mentre, trafelato e spaventato, correva a piedi verso casa. «Sono entrato nella metro e mentre stavo per salire improvvisamente si è bloccato tutto. Dagli altoparlanti ci hanno ordinato di uscire immediatamente dalla stazione della metropolitana e un fiume di gente, ovviamente nel panico, si è riversata in strada. Puoi immaginare la paura quando abbiamo sentito che c’era stata una sparatoria: sirene, ambulanze, elicotteri sulle nostre teste. Mentre la tv tedesca ha ordinato il coprifuoco il mio unico pensiero, mentre correvo per raggiungere il mio appartamento, è stata mia figlia, che era da una sua amica. Le ho detto di non muoversi da lì. Ho impiegato oltre due ore per arrivare a casa: non si trovavano taxi in giro. Non funzionava nulla».

La difficoltà a tornare a casa

Attimi di apprensione vissuti anche dai familiari e amici di Noemi, di Frosinone, da pochi mesi a Monacoper lavoro. Dopo qualche ora è riuscita a far sapere che stava bene, ma era difficile per lei, come per tanti altri, trovare un taxi per tornare a casa.

Ansia per madre e figlia

Era arrivata a Monaco l’altro ieri anche la mamma di Simona, di Torrice, che da anni vive e lavora a Monaco. L’altro ieri per fortuna non era nella zona vicino al centro commerciale, dove invece spesso la sera si intrattiene con amici e colleghi di lavoro. L’apprensione dei familiari che vivono in Italia è stata ancora più grande, perché in Germania era arrivata da poche ore anche la madre di Simona.