Avevano stipulato la scorsa estate lâabbonamento allo stadio per poter assistere in tutta tranquillità alle gare della loro squadra del cuore dalla curva nord.Tre ragazze di Frosinone, tutte minorenni, non avevano perso una partita del campionato di serie A fino a quel giorno, il 28 settembre, quando, presentatesi al tornello, il sistema di controllo impediva loro lâaccesso perché risultavano già â entrateâ allo stadio. Inutili le rimostranze verso gli addetti : niente, senza titolo non si entra. Le ragazze si rassegnano e tornano a casa, ma quello era solo lâinizio. Nelle successive tre partite casalinghe accade la stessa cosa ed a quel punto le giovanissime tifose, accompagnate dai genitori, si rivolgono prima al Frosinone Calcio e poi alla Polizia di Stato.
Gli investigatori della Digos, diretti dal Vice Questore Aggiunto Dott. Cristiano Bertolotti, si fanno raccontare i fatti e capiscono subito che qualcuno sta usando i loro abbonamenti carpendone i dati. Immediati i riscontri che portano a quattro nomi, tutti uomini, tutti del capoluogo, che vengono denunciati per il reato di ricettazione. Per due di loro, inoltre, ricorrendo la reiterazione, è stato adottato anche il Divieto di Accesso alle Manifestazioni Sportive. Gli uomini della Polizia di Stato, però, sono convinti che dietro di loro ci sia qualcun altro, la cosiddetta âmenteâ . Infatti proprio ieri lâultimo tassello: i poliziotti perquisiscono lâabitazione di un trentenne residente a Frosinone dove sequestrano un telefono cellulare, un pc portatile e uno stampato formato A4, questâultimo riguardante lâiscrizione al programma di fidelizzazione â Card Vivo Azzurroâ il cui numero di Fidelity card è risultato abbinato a persone diverse.
Lâuomo dovrà ora rispondere di frode informatica. Dalla prossima gara nessuna luce rossa bloccherà le tre giovani tifose ai tornelli e potranno tornare ad assistere alle partite dal settore più â caldoâ del Matusa.