Svolta nell'omicidio di Felice Lisi. La perizia psichiatrica alla quale è stata sottoposta l'imputata Pamela Celani, 27 anni, è stata depositata. Secondo il consulente incaricato dal giudice la donna era capace di intendere e volere il 30 maggio quando, con un coltello, colpiva mortalmente - secondo quanto ricostruito dall'accusa - il fidanzato di 24 anni nell'abitazione di via Guardaluna, a Ceprano.
Nei confronti di Pamela è in corso di svolgimento, davanti al gup del tribunale di Frosinone, Antonello Bracaglia Morante, un processo con il rito abbreviato, condizionato, come chiesto dalla difesa, rappresentata dall'avvocato Alessio Angelini, dalla perizia psichiatrica. E ora che il responso è arrivato la posizione dell'imputata si aggrava: rischia una pesante condanna. I familiari di Felice si sono costituiti parte civile attraverso l'avvocato Claudio Persichino.
Il difensore aveva contestato la perizia del pubblico ministero che considera la donna capace di intendere e volere al momento del fatto. Ovvero quando, al culmine di una lite, avrebbe sferrato la coltellata che ha ucciso Felice. La difesa, con dati certificati sullo stato di tossicodipendenza cronica di Pamela e dei disturbi di personalità borderline, puntava a ottenere una dichiarazione di capacità scemata, quantomeno per il volere.
Tuttavia lo psichiatra Stefano Ferracuti incaricato di far luce sulla questione, ha ritenuto che, al momento del fatto, la ragazza era in possesso delle sue facoltà.
Pamela Celani, originaria di Alatri, stretta dal rimorso e incastrata dalle risultanze dell'esame condotto dal Ris nell'abitazione di via Guardaluna, a Ceprano, dove è avvenuto il delitto, aveva confessato il fatto solo qualche giorno dopo. La donna, in precedenza, aveva sostenuto che il compagno si fosse ferito da solo con il coltello. In ben due interrogatori aveva negato, prima di crollare al terzo.