In provincia di Arezzo gli avrebbero dato pane e olio. A Frosinone neanche quello. Resta fuori dalla mensa e guarda i compagnucci che mangiano. A quattro anni è difficile capire perché, soprattutto se sei povero e la tua famiglia non può permettersi di pagare la mensa. È la triste storia di un bimbo di quattro anni, iscritto alla materna dell'Amedeo Maiuri. Non è italiano, i suoi genitori sono nordafricani, ma lui a scuola non vorrebbe sentirsi diverso dagli altri. Purtroppo per lui, da un paio di mesi, non è ammesso a mensa. Alla base della decisione (comune ad altre città d'Italia), probabilmente un disguido burocratico. Ovvero la mancata comunicazione dell'Isee per attestare le capacità economiche e stabilire la tariffa. Al bimbo secondo quanto ricostruito dal legale è stata applicata la tariffa massima. E gli chiedono 900 euro. Fatto sta che, nonostante diversi solleciti inviati alla società privata che gestisce la mensa dalla famiglia, attraverso l'avvocato Fiorella Testani, rimasti tutti senza risposta fino a ieri come spiega il legale l'invio dell'Isee (dal quale risulta lo stato di indigenza della famiglia) e la proposta di accollarsi il costo della mensa fino a 30 euro mensili, il bimbo resta a guardare mentre gli altri pranzano.
E, quando torna a casa, piange. Lui, infatti, non sa, non può comprendere perché, a quattro anni, i bimbi sono tutti uguali o, almeno, dovrebbero esserlo. Anche se, sotto il grembiule, uno ha i vestiti firmati e l'altro no. Uno è figlio di immigrati dalla Tunisia in cerca di un futuro migliore per i propri bimbi e l'altro di frusinati benestanti. Dalla riapertura della scuola, dopo Natale, l'avvocato Testani ha scritto diverse email, anche con posta certificata nella speranza,al momento rimasta vana, di risolvere la situazione. Il legale è andato prima in Comune, che dovrebbe accollarsi questi casi per venire incontro alle famiglie indigenti. Dall'ente hanno spiegato all'avvocato di dover comunicare direttamente con la società interessata.E così è stato fatto.Eppure, all'ini zio, il bimbo ha mangiato regolarmente.
«Poi si sono irrigiditi ha spiegato il professionista In pratica non mangia da novembre. Ora lo mettono in un angolo e aspetta che la madre lo venga a prendere mentre gli altri mangiano. Il papà guadagna 600 euro al mese, non ha mai detto di non voler pagare». Lo scorso 8 gennaio, l'avvocato scriveva: «Considerata la necessità che il minore debba vivere serenamente la propria infanzia e ritenendo la partecipazione all'attività offerta dalla mensa scolastica un'occasione unica e un'opportunità irrinunciabile di integrazione, sollecitazione e di aggregazione di bambini in formazione, i genitori chiedono di concedere al proprio figlio di continuare a fruire dei servizi offerti dalla mensa scolastica e si dichiarano disposti a partecipare alle spese con un contributo mensile quantificabile non più di 30 euro». Che oggi i genitori verseranno per chiedere che il bimbo venga ammesso. Lunedì, l'avvocato è tornato a sollecitare una soluzione tenuto conto del «profondo disagio legato al fatto che i genitori non hanno avuto la possibilità di pagare la mensa scolastica». Tanto più che «sarebbe opportuno non far pesare al minore la differenza economica-sociale!». Ieri, intanto, si è fatto vivo illegale della mensa.Per sbloccare la situazione e gli arretrati risalenti anche allo scorso anno scolastico alla famiglia sono stati chiesti 900 euro.
Una somma che, ovviamente, non può pagare. La famiglia chiede di annullare tale pretesa e richiede l'inter vento del Comune.