Sono passati davanti a diversi ospedali lungo il tragitto tra Anzio e Prossedi e non si sono fermati anche se hanno sostenuto che Gloria stava male. E perchè non lo hanno fatto si sono chiesti subito gli inquirenti? Hanno chiamato i soccorsi soltanto quando sapevano che Gloria non poteva più parlare. È questa la convinzione della Procura di Latina e del pubblico ministero Luigia Spinelli che ha analizzato la condotta di Loide Del Prete e Saad Mohamed Mohamed, arrestati con l'accusa dell'omicidio di Gloria Pompili, 23 anni di Frosinone uccisa perchè voleva ribellarsi ad una vita che non le è mai appartenuta.

Richieste d'aiuto
Nell'inchiesta emerge anche un altro particolare: la giovane si era confidata con qualcuno e aveva raccontato di sentirsi plagiata, e di non riuscire più a condurre quella vita. Era intenzionata anche a presentare una denuncia ma c'era sempre un'ombra che la seguiva: quella del ricatto a cui sarebbe andata incontro. Lo sapeva e lo immaginava e per il bene dei figli ha cercato di resistere fino a quando ha potuto. La giovane di 23 anni era intenzionata a rivolgersi alle forze dell'ordine, soprattutto nell'ultimo periodo quando le botte erano diventate più frequenti, ma era frenata per l'amore che nutriva nei confronti dei due bambini e temeva di perderli.

L'ultimo giorno di vita
Nell'inchiesta i carabinieri hanno ricostruito l'ultimo giorno di vita di Gloria, sottolineando però che almeno da due mesi la donna veniva picchiata. Anche alcuni vicini di casa hanno riferito che nel cuore della notte sentivano delle urla provenire dall'appartamento di Frosinone dove viveva la ragazza, a testimonianza di una situazione di estremo disagio e profondissima solitudine. La mattina del 23 agosto, da Frosinone, Gloria viene accompagnata ad Anzio, i due indagati aprono il negozio di frutteria che gestiscono, abbassano la serranda intorno alle 21 e dopo aver ripreso la ventitreenne si rimettono in viaggio ed è proprio sulla strada del ritorno che la giovane viene picchiata con un bastone, in auto la tensione già accumulata da diversi giorni - sostengono gli inquirenti nell'ordinanza - esplode, il litigio diventa sempre più animato e sfocia poi in una aggressione molto feroce che si consuma nella fascia oraria compresa tra le 22,15 e le 22,30, circa un'ora prima del decesso.

Le botte
Gloria lungo la strada viene ripetutamente picchiata fino a quando non perde conoscenza e non è più in grado di parlare. È a quel punto, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti che viene dato l'allarme e in questo modo i due indagati hanno cercato di cambiare lo scenario che si è presentato ai carabinieri. Subito dopo i fatti i sospetti si sono concentrati proprio sul cittadino egiziano e sulla cugina di Gloria, fino a quando non è arrivata una testimonianza che ha permesso di stabilire che la ventitreenne è stata aggredita con il bastone trovato nelle vicinanze e che è stato sequestrato dai carabinieri.