Successo, soldi e carriera nello show business. Il sogno che accarezzano molte giovani di ogni classe sociale. In un'epoca bombardata da finti reality,  programmi trash che trovano spazio anche sulle reti della televisione pubblica, non è difficile trovare donne ancora acerbe o uomini abbagliati da quella che spesso si rivela essere una chimera.
Il primo passo per il "successo" è indubbiamente realizzare un buon book fotografico. E così devono averla pensata le decine di ragazze che si sono rivolte ai due sottufficiali dell'Aeronautica, fotografi per "passione".
D'altronde, sembra che i militari si presentassero come fotografi professionisti e le location che proponevano per la realizzazione dei book fossero da sogno.
Come sospettare, dunque, che sotto potesse celarsi l'inganno? Le giovani posavano in intimo e alcune addirittura nude, in prestigiosi set: castelli, casali, resort, alberghi sparsi in tutta la provincia, ma anche in alcuni studi fotografici.

Riconoscere un'agenzia seria

Prima di affidarsi a qualcuno per un book conviene fare un controllo, alla Camera del commercio, dello statuto dell'agenzia scelta. Una società seria o un professionista serio non chiedono mai prestazioni sessuali, né obbligano a spendere soldi per book o altro da fare obbligatoriamente presso di loro. Inoltre, rilasciano sempre un contratto scritto, in cui sono ben visibili, tra l'altro, la ragione sociale e la partita iva. Ma soprattutto un'agenzia o un fotografo seri dicono subito che l'unico modo per raggiungere qualche obiettivo sono la costanza, la fatica, la preparazione, lo studio.

Ogni tanto qualche foto. Ma soprattutto scambi di battute per appuntamenti, location da visionare, commenti sulle ragazze e chiusura di contratti "allettanti". Un'organizzazione moderna che si serve di strumenti moderni, come Facebook e WhatsApp, dove le allusioni a sfondo sessuale sono le frasi meno imbarazzanti. «Aiuto - scrive uno dei tre militari all'altro - grande stanchezza, ho fatto il pieno alla pompa, con servizio completo di sostituzione olio, filtri».
L'altro risponde con una serie di emoji (simboli pittografici simili alle emoticon ormai entrati nell'uso comune sulle chat di Messenger e WhatsApp) per esprimere un eccessivo stupore. Il militare continua: «Te la consiglio questa pompa di carburante. Danno un'assistenza». E l'altro: «E la miseria che ti ha fatto». «Tutto, servizio completo». «Azzooooo». «Ottimo. Costo zero». «Beh, a sto prezzo domani puoi farne un altro». «E chi ce la fa». «Ahahah. Settimana prossima».

I messaggi sulle tariffe

Il protagonista delle conversazioni è quasi sempre il militare più"anziano" e, tra un apprezzamento e l'altro, parla pure dei cachet. Sulla chat di Messenger accenna ai compensi delle giovani: «Ho trovato una ragazza bona che è disposta per nudo glamour, dark ecc. 150 euro». «Di dove» risponde il suo interlocutore, uno dei quattro coinvolti. «Frosinone» dice lui. Poi ancora: «Buongiorno, 80 euro. Ci siamo accordati». La risposta: «Ohi. Buono a 80» e per dire che è un "affare" posta l'immagine del pollice all'insù.

Fino a proposte più spinte

Ma gli scambi di battute tra i componenti del gruppo si fanno via via più hot quando addirittura immaginano scene "particolari". Sempre facendo riferimento alla paga delle ragazze, si legge: «Ottanta euro si può fare, poi è di Ferentino. È pure bona». «Sì infatti». «Anche zo***la». «Ahahaha è lesb ahahah. Sta messa bene». «Io gli dico se vengono in due. Lei e la fidanzata. Facciamo un po' di porcaggine». «Ahahah». E ancora: «Che sia lesbica si era capito». «Stavo a vedè il suo profilo youtube na pazza». «Si potrebbe fare lei e l'amica e la fotografiamo insieme mentre si toccano».

L'aiutino "blu"per le prestazioni

Per non fare brutta figura qualcuno aggiunge, sempre su WhatsApp: «Eh ma qui parliamo di alti livelli. Numero 1000». L'altro lo tranquillizza: «Ho fatto un ordine all'ingrosso di pasticchette blu» e chiude con l'emoji di due pillole.

di: Giulia Abbruzzese

Militari, né ufficiali, né gentiluomini. Potrebbe essere questo il titolo di una vicenda a luci rosse che si snoda in una provincia sempre pronta al mormorio e al pettegolezzo sotto traccia e altrettanto predisposta a crocifiggere chi ha il coraggio di alzare un velo su quei meccanismi sociali di autotutela dell'immagine pubblica e professionale di coloro che, invece, nel privato tanto irreprensibili non sembrano poi essere."Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti" ebbe a scrivere un famoso romanziere.
In questa storia, però, i volti ci sono, hanno nome e cognome e soprattutto delle doppie vite finite in un'inchiesta delle forze dell'ordine.

La scoperta

Siamo in una casa di Ceccano. Una famiglia italiana, come ce ne sono tante. Un ménage di coppia, almeno all'apparenza, tranquillo. Lui, cinquantaquattrenne, sottufficiale dell'Aeronautica militare, lei impiegata. Iscrizione a Facebook d'ordinanza. Routine familiare nei canoni, fino alla svista di lui. L'errore social che può costare caro. Lascia aperto il suo profilo. La moglie fa quello che, forse, in molte avrebbero fatto. Va a controllare la chat di Messenger del marito. Inizia a sudare freddo, non riesce a credere a quello che legge. Centinaia di conversazioni che il consorte si scambia con un collega, trentatreenne, del Sorano, anche lui sottufficiale dell'Aeronautica, e con decine di ragazze. Ancora sotto shock, trova la lucidità per fotografare le schermate che appaiono sul pc del militare.
Sembrerebbe che la donna, poi, abbia contattato, sempre tramite social, alcune di queste donne. E sembrerebbe che i suoi sospetti abbiano trovato conferma.
Suo marito e il suo collega sembravano essere dediti a fotografare ragazze, per scopi non esclusivamente artistici.

I casting dell'inganno

Il sottufficiale, preso dal sacro fuoco dell'obiettivo, si iscrive a un corso base presso un'associazione onlus del capoluogo. Nome che spenderebbe insieme a quello di un'altra società senza scopo di lucro e al suo per approcciare le giovani in cerca di notorietà, provenienti da tutta la provincia, più di una anche straniera.
La promessa, per farle abboccare, è la solita: la notorietà, il successo. In cambio di compensi che, per alcune di loro, erano soltanto di pochi euro. Cinquanta per gli scatti più pudichi fino a qualche centinaio di euro per i nudi. Sì, pare che ci siano anche i nudi in questa storia. Alle ragazze i due proponevano anche book fotografici e in questo caso erano loro a dover pagare (intorno ai 700 euro per coprire le spese). D'altronde, la strada del successo è lastricata anche di sacrifici, qui economici e non solo, visto che il quadro che emerge da alcune delle chat è parecchio "pecoreccio". Le conversazioni tra i due sottufficiali e un terzo uomo, appassionato di fotografia, tracciano un quadro che si iscrive nel più becero maschilismo, in cui la donna viene vista non come una persona, ma come un oggetto di istinti sessuali primordiali. Il solito schifo, insomma, a cui i recenti e drammatici fatti di cronaca ci stanno abituando.

L'ingenuità delle ragazze

La "serietà" sociale dei due e le location prestigiose, proposte per gli scatti, rassicuravano le ragazze. E ancor più lo faceva la liberatoria che i militari facevano loro firmare. Se le ragazze fossero state più avvedute, si sarebbero rese conto che era una liberatoria (per immagini fotografiche e video) con un'intestazione generica, senza timbri e con le sole firme in calce dei due "fotografi" che, essendo impiegati statali, avrebbero avuto difficoltà a emettere fattura o ricevuta fiscale.

Le indagini

Mentre è in corso la causa di separazione giudiziale tra il "focoso" marito e la quasi ex consorte, procedono le indagini delle forze dell'ordine su tre militari e il civile coinvolti in questo che ha tutti i risvolti dello scandalo. Parrebbe che nelle scorse settimane siano anche state sentite alcune delle ragazze coinvolte. Inoltre, le attività che dovrebbero avere avuto inizio negli anni 2013-2014 potrebbero coinvolgere anche altri militari, che molto probabilmente erano a conoscenza della situazione. Gli inquirenti dovranno cercare di capire se ci sia stato effettivo passaggio di denaro tra i "fotografi" e le giovani aspiranti starlette, se siano coinvolte anche minorenni, se l'attività fotografica si possa configurare come un secondo lavoro in nero e soprattutto se gli scatti delle giovani, in particolare i nudi, venissero veicolati in altri circuiti o servissero solo agli indagati per soddisfare i loro pruriti sessuali. "Ci sono individui composti unicamente di facciata, come case non finite per mancanza di quattrini. Hanno l'ingresso degno d'un gran palazzo, ma le stanze interne paragonabili a squallide capanne" scrisse, una volta, qualcuno.

di: Luana Compagnone