Si fa sempre più concreta l'ipotesi che alla guida del Cessna, precipitato il 3 settembre scorso a Pontinia, non ci fosse Antonio Belcastro, come ipotizzato in un primo momento, ma Giovanni Grande. Una ulteriore conferma arrivata da alcuni testimoni che sono stati ascoltati dai carabinieri martedì e hanno sostenuto che ai comandi dell'aereo su cui c'era anche il paracadutista ciociaro, Gianfranco Casali, cinquantenne, originario di Supino, residente a Patrica, non c'era appunto Belcastro. Per chiarire l'esatta dinamica dell'incidente del velivolo, si attendono i risultati dell'analisi del veicolo, che saranno comparati poi con l'autopsia effettuata sui corpi delle due vittime Umberto Bersani e Belcastro. Alla tragedia è scampato, oltre al ciociaro Casali e a Grande, un altro paracadutista.

La ricostruzione sembra coincidere anche con la prima analisi dei rottami del Cessna che sono stati sequestrati dai carabinieri della Compagnia di Latina su ordine del magistrato inquirente: la parte destra del velivolo, infatti, è la più danneggiata, anzi è completamente distrutta mentre il posto dove c'era il pilota sembra meno danneggiato. C'è da sottolineare che Grande è un pilota considerato esperto e la prima ipotesi che viene presa in considerazione è quella di un guasto al motore.

Un'altra novità che emerge dalla ricostruzione dell'incidente è quella che un attimo prima dello schianto e subito dopo il decollo, il Cessna ha urtato un albero e poi è precipitato a terra, a poca distanza dall'Appia da un'altezza di oltre 12 metri. Il prossimo step è fissato per martedì prossimo quando sarà aperto e analizzato completamente il motore dell'aereo. Al momento sono tre le persone iscritte sul registro degli indagati per omicidio colposo, tra cui il proprietario del velivolo e poi anche chi ha collaudato lo scorso giugno il velivolo.