Si sentiva un ostaggio. E lo era. Non riusciva a liberarsi da quel groviglio di ricatti e paura lungo da Frosinone ad Anzio, 120 chilometri all'andata e altrettanti al ritorno. Quattro ore della sua vita in macchina sempre con loro. Gloria Pompili aveva confidato ad una donna nei cui confronti nutriva una certa fiducia di sentirsi plagiata. Era bastato poco per aprirsi. E nel corso di un colloquio in particolare erano emersi dei nodi che non era mai riuscita a sciogliere: quello di un matrimonio così, mica perchè è amore, quello di una vita che non era più vita e infine il resto, la rassegnazione che diventa routine, come il viaggio. In quel tunnel lungo cento chilometri Gloria è morta perchè è stata picchiata, in maniera feroce con un bastone, riportando ferite alle costole e che le hanno poi perforato un polmone.

«Mi hanno plagiato», aveva confidato qualche tempo prima di essere uccisa durante uno sfogo per rievocare soprusi oltre che fisici anche di natura psicologica che le avevano lacerato l'anima. Erano ferite che continuavano a sanguinare.

«Devo fare tutto quello che dicono loro, lo so non ho scelta», è stato il senso dell'ennesima confidenza all'amica. Le indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Terracina e del Nucleo Investigativo, sono partite prima di tutto dall'analisi della personalità della vittima, una ragazza molto fragile, finita dentro al recinto della paura e della violenza da cui non ha trovato la forza di evadere, se non quella di continuare a fare il suo lavoro sacrificando e annientando una parte del suo Io, nel nome dei figli.

Gloria probabilmente era stata manipolata dal punto di vista psicologico, al punto da non confidarsi più con la mamma che negli ultimi tempi la vedeva triste e quasi rassegnata, anche se riusciva a negarle la realtà.

Gli accertamenti degli investigatori, coordinati dal pubblico ministero Luigia Spinelli, hanno permesso di scavare a fondo nei rapporti di Gloria e accertare che la sua situazione era diventata estrema. Un disagio sociale ma anche intimo. A destare i primi sospetti sono state le modalità di ritrovo del corpo: sulla Monti Lepini, a Prossedi, e a stringere il cerchio e i sospetti attorno ai familiari ci ha pensato quella che i carabinieri hanno definitivo attività di tipo tradizionale.

Le risultanze investigative hanno portato all'arresto dei due presunti responsabili della morte di Gloria: a distanza di meno di un mese è finita in carcere la Loide Del Prete, 39 anni di Frosinone e cugina della madre di Gloria, e Saad Mohamed Mohamed Elesh Salem, 23 anni, egiziano, compagno della Del Prete e cognato di Gloria.