Le indagini per far luce sull'omicidio di Emanuele Morganti vanno avanti spedite. Anche dopo i risultati definitivi dell'autopsia sul corpo del ragazzo di Tecchiena. Gli interrogatori proseguono senza sosta. Il prossimo a esser convocato dalla procura per chiarire alcuni aspetti della vicenda è uno dei buttafuori del locale all'esterno del quale Emanuele è stato massacrato di botte. Lunedì sarà la volta dell'albanese Pjetri Xhemal, uno degli otto indagati. Al centro dell'inchiesta restano sempre il movente e le modalità della brutale aggressione. L'attenzione, pertanto, si concentra nuovamente sullo staff della sicurezza. E in particolare sugli atteggiamenti assunti la notte del 24 e 25 marzo, ma anche successivamente. Per capire anche se siano serviti a coprirsi vicendevolmente. L'attenzione dei magistrati si concentra ora sull'albanese, l'unico che non è mai comparso davanti al procuratore De Falco. Intanto, nelle scorse settimane era stato reso noto il responso della consulenza medica. Due le possibilità avanzate dal perito Saverio Potenza dell'università di Tor Vergata, incaricato dalla procura. A provocare la morte di Emanuele è stata la «gravissima emorragia cerebrale», con frattura delle ossa del cranio. Il consulente ritiene esserci una piena compatibilità delle ferite «con un urto violento del capo contro un ostacolo fisso e rigido come in particolare il montante trasverso di uno sportello chiuso di un'autovettura su cui il soggetto, cadendo pesantemente, possa aver battuto con il capo». L'urto violento contro l'auto è dovuto all'ultimo dei tanti colpi inferti sul ragazzo, forse un pugno. E anche per questo le indagini non si arrestano: dalle dichiarazioni testimoniali, dalle deposizioni degli indagati (a luglio c'era stato un interrogatorio fiume) e dai risultati delle investigazioni scientifiche a caccia di tracce ematiche e Dna sugli abiti della vittima e sul luogo dell'aggressione, gli investigatori proveranno a completare tutti i pezzi del mosaico in vista poi della formale chiusura delle indagini. C'è però una seconda possibilità. In questo caso siamo nel campo della teorica compatibilità e del non può essere escluso in assoluto che il colpo mortale - scrive il perito - sia stato inferto con un'arma, un bastone o un manganello, sferrato con violenza sulla testa di Morganti. Quest'ultimo venne portato a forza fuori dal locale dopo un alterco con un altro avventore. E lì fu oggetto della brutale aggressione, da più persone, che ne ha determinato la morte.