Un indagato per la morte di Emanuele Bove. Un soggetto, tra i tre particolarmente attenzionati ieri dai Carabinieri, iscritto nel registro delle notizie di resto come atto a garanzia. Potrà, a questo punto, nominare un proprio medico di parte per assistere all'autopsia che sarà eseguirà dalla dottoressa Daniela Lucidi. Delicatissimo il caso della morte di Emanuele Bove, il quarantenne di Sant'Andrea trovato morto a 150 metri dalla sua automobile, vicino al cimitero. Sul suo volto lievi ferite, probabilmente compatibili con una caduta e nessun segno di violenza manifesta. Per questo l'esame sul cadavere assume una rilevanza fondamentale per fare luce su un giallo che ha sconvolto il piccolo centro della Valle dei Santi. Solo a quel punto si potrà ricostruire l'esatta dinamica di una vicenda che sullo sfondo ha risentimenti passionali, come confermato dagli investigatori. Ma sempre dalla procura viene rimarcato che si tratta di un atto a garanzia. 

Un paese attonito. Stamattina il suono della campanella e le voci festose dei bambini ma pure quell'animo stravolto dalla morte di un "ragazzone" tanto amato. Gli amici non si danno pace e continuano il "pellegrinaggio" davanti al luogo del ritrovamento. Molti continuano a discutere di quella sera: chi lo ha visto,chi ha notato una seconda auto, chi ha sentito litigare. Chi giura che si sia allontanato e poi sia tornato. Molti di loro sono stati ascoltati dai carabinieri mentre il fascicolo per omicidio aperto dalla procura sotto il coordinamento della dottoressa D'Orefice si è irrobustito con le "dichiarazione dei tre personaggi maggiormente attenzioni dai carabinieri guidati - in questo momento - dal luogotenente Raucci. Due uomini e una donna ascoltati per ore. Sarebbero di un paese vicino a Sant'Andrea, presumibilmente San Giorgio. Intanto solo l'l'autopsia chiarirà le cause della morte: se è stato un malore a seguito di spavento - e si configurerebbe la morte a seguito di altro reato - oppure c'è dell'altro. Alle 12 in procura ci sarà l'affidamento dell'incarico al medico legale, Daniela Lucidi, e si saprà quando verrà effettuata.

di: La Redazione

Faccia a terra tra il marciapiede e l'asfalto. Emanuele Bove lo trovano così. Morto. Inutili e disperati i tentativi di rianimarlo.

Il racconto
Il quarantenne di Sant'Andrea è al bar con gli amici. Un caffè, la partita, due chiacchiere. All'invito di uno di loro a prendere qualcosa da bere ha risposto, "mi allontano un attimo, ci vediamo dopo". E sarebbe uscito. Ma poi non è più tornato. Quando al termine del match di Champions League i ragazzi sono usciti dai locali, riversandosi in strada per fumare una sigaretta e confrontarsi sul risultato, hanno trovato il suo corpo riverso sull'asfalto. Si sono avvicinati, pensando che fosse caduto, ma lui non si muoveva. E poi l'allarme: «Emanuele sta male, aiutateci». Circa 150 metri più giù l'auto dell'uomo aveva il parabrezza sfondato e il lunotto posteriore disintegrato. Nessuno avrebbe visto niente, poi qualcuno si è fatto avanti per raccontare la sua versione.

Dalle 23 in poi
Intorno alle 23 quell'angolo di strada si illumina sempre di più. Sul posto arrivano i carabinieri: il maresciallo della stazione di Sant'Apollinare, Francesco Sica, il comandante della stazione di Cassino, Gennaro Raucci e il comandante provinciale Davide Gavazzi. Con loro i sanitari del 118. I militari transennano il tratto di strada. E si delinea bene quello spazio "mortale" tra la vettura parcheggiata e il luogo in cui il corpo dell'uomo viene trovato, sul dosso di fronte alla farmacia in via Roma. Decine le persone che si riversano in strada per capire cosa stia accadendo. Immediati i rilievi: il corpo si trova a pochi passi dalla sua Peugeot, ferma vicino al cimitero. L'auto ha il parabrezza lesionato e il lunotto posteriore completamente distrutto. Il resto è... giallo.

Le indagini
Vengono ascoltati i testimoni sul posto e si iniziano a formulare ipotesi. Al mattino sono diverse le dinamiche al vaglio dei carabinieri, coordinati dalla procura che ha aperto un fascicolo per omicidio affidato alla dottoressa D'Orefice. In primis, si segue la pista passionale. Prima della caduta mortale, potrebbe esserci stato un alterco tra Emanuele e un numero ancora imprecisato di soggetti ma, al momento, l'incrocio tra testimonianze ed elementi raccolti non fa propendere per nessuna dinamica certa.

Diverse versioni
Sono state numerose le persone ascoltate nella giornata di ieri dai militari. Ci sarebbero diverse versioni sulle ultime ore di vita di Emanuele. C'è chi lo avrebbe visto al bar prendere un caffè con gli amici, chi avrebbe sentito il quarantenne dire che si assentava per pochi minuti per un impegno, chi invece dice di non averlo proprio notato. Alcuni poi avrebbero adocchiato delle auto parcheggiate nei pressi della sua. Di certo, i carabinieri della compagnia di Cassino li hanno sentiti tutti. Tre, però, sarebbero le persone maggiormente attenzionate dagli investigatori. E uno di questi avrebbe addirittura ammesso di aver colpito con un'ascia l'auto del quarantenne per risentimenti passionali ma di essere subito andato via.

La verità nell'autopsia
Allora, che cosa ha causato la morte dell'uomo? Per gli inquirenti, a un primo esame, non ci sarebbero tracce di violenza evidenti sul corpo o di traumi importanti, l'unica ferita sembrerebbe quella sul naso, probabilmente compatibile con la caduta. Ma, a sua volta, che cosa ha causato la caduta? Una fuga, una spinta, un malore fatale? Risposte significative arriveranno dall'autopsia disposta per questa mattina e affidata al medico legale Daniela Lucidi: sarà solo questo esame a chiarire un episodio che resta avvolto nel mistero. Non è esclusa la morte come conseguenza di altro reato. Ma le piste sono tutte aperte.

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Sarà effettuata domani l'autopsia sul corpo di Emanuele Bove, il quarantenne trovato riverso a terra, esanime, a Sant'Andrea. Tanti i particolari al vaglio dei carabinieri che continuano a indagare su una morte avvolta nel giallo. Faccia a terra e vetri sfondati da colpi di accetta: questa la scena che si è palesata agli inquirenti. Ora, bisognerà capire se le ferite visibili siano compatibili con la caduta oppure se c'è dell'altro. Se cioè il povero Emanuele è morto come "conseguenza di altro reato" oppure no. Delicato il compito del medico legale Daniela Lucidi domani mattina. Intanto tre sarebbero le persone ascoltate in caserma a Cassino per fare luce sui fatti. Una avrebbe ammesso, poco fa, di aver danneggiato la Pegeout della vittima ma di essere andato via. Affermazioni al vaglio della procura che ha predisposto altri accertamenti per verificare il coinvolgimento dei soggetti ascoltati a sommaria informazione. Nessun provvedimento, al momento, per loro. Si segue la pista passionale.

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Tre persone, tutte probabilmente di San Giorgio, sono nella caserma dei carabinieri di Cassino da questa mattina. I militari, coordinati in questo momento dal luogotenente Gennaro Raucci, li stanno ascoltando. Pare, infatti, che fossero presenti sul luogo del litigio e non sono escluse responsabilità relative al danneggiamento dell'auto della vittima. Ore febbrili nella Compagnia di via Sferracavalli ma anche in procura dove la dottoressa D'Orefice ha aperto un fascicolo per omicidio. Tutte le piste al momento sono al vaglio degli inquirenti. Solo l'autopsia chiarirà l'origine delle ferite sul corpo di Emanuele Bove. L'esame autoptico deve essere ancora fissato. 

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Emergono nuovi particolari in merito alla morte del 40enne Emanuele Bove. Stando a quanto trapelato poco fa, a colpire ripetutamente l'auto del morto con un'ascia sarebbe stato un uomo di San Giorgio (ma ovviamente per adesso non si conoscono le generalità). I carabinieri lo stanno interrogando. L'uomo avrebbe sfondato il parabrezza della Peugeot di Bove, colpendola più volte, nel corso di un violentissimo litigio, al quale, sempre secondo indiscrezioni, avrebbero preso parte tre persone, compresa la vittima.

SEGUONO AGGIORNAMENTI 

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Decine di testimoni ascoltati nella notte, e anche in queste ore, per fare luce sulla morte di Emanuele Bove, il 40enne trovato privo di vita intorno alle 23 di ieri vicino al cimitero di Sant'Andrea del Garigliano. Alcuni di questi, stando a quanto finora trapelato, avrebbero fornito indicazioni utili alle indagini in riferimento, in particolare, a quanto visto o sentito subito dopo il ritrovamento del cadavere. In questi momenti, inoltre, sembrerebbe anche che i militari si siano recati nell'abitazione di una o più persone per acquisire ulteriori elementi utili alle indagini e per cercare l'ascia con la quale, così sembra, sarebbe stato sfondato il parabrezza della macchina sulla quale si trovava Emanuele Bove. In merito, ma il condizionale è quanto mai d'obbligo, sembrerebbe che gli inquirenti stiano seguendo una pista passionale che vedrebbe coinvolta una donna. Così come parrebbe che si stia indagando su un possibile e violento litigio che avrebbe preceduto la morte di Bove. Quanto alle ferite sul volto del 40enne, sono due le possibilità al vaglio: causate da una caduta accidentale avvenuta durante la lite o provocate dai colpi inferti da qualcuno (ma non con l'ascia, che avrebbe lasciato segni inequivocabili). Tutte ipotesi sulle quali magistrati e carabinieri stanno lavorando senza sosta da stanotte e che l'autopsia in programma per le prossime ore potrebbe avvalorare o meno. 

Ricordiamo, infine, che la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio, il che lascia ben intendere la piega che stanno prendendo le indagini.

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Un fascicolo aperto per omicidio presso la procura di Cassino, a firma del sostituto D'Orefice ma sulla morte del quarantenne Emanuele Bove i dubbi sono ancora molti. Due le piste al vaglio dei Carabinieri che stanno lavorando sul caso da ieri notte: malore o delitto. Per gli inquirenti lo potrà accertare solo l'autopsia che sarà effettuata nelle prossime ore

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Sgomento a Sant'Andrea del Garigliano. Il corpo senza vita di Emanuele Bove, quarant'anni, del posto, un lavoro presso un Caf del Cassinate, è stato ritrovato ieri sera intorno alle ventitrè nei pressi del cimitero del paese, in via Roma.

A qualche centinaio di metri dal cadavere anche la sua automobile, una Peugeot 108.

E qui il mistero si fa più fitto. L'auto infatti è danneggiata in più punti, ma non come in caso di incidente: il parabrezza anteriore sarebbe stato sfondato con diversi colpi, forse di accetta. Ma anche il corpo del giovane presenterebbe, secondo alcune indiscrezioni, alcune ferite.

A dare l'allarme sono stati alcuni passanti, che hanno allertato il 118. Inutile, però, l'arrivo dei sanitari, che non hanno potuto fare altro che constatare la morte del quarantenne.

Sul caso stanno lavorando da questa notte i Carabinieri di Sant'Apollinare e i colleghi della compagnia di Cassino.

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