Il problema c'è. Lo sanno i cittadini e lo sanno le istituzioni. Ma fino al momento in cui non si avrà contezza di quanto sia esteso e di quanto sia pericoloso, si continuerà a parlare di inquinamento e di zone coinvolte senza affrontare davvero la questione. Forse è per questo che la proposta che arriva dalla Consulta dell'Ambiente di Cassino, nella persona del sostituto console del Touring Club, appare l'unica strada per aiutare gli inquirenti in una lotta impari, quella dichiarata agli eco criminali che portano avanti interessi attorno a cui si annidano non solo violenza e malaffare ma anche la condanna a morte di un intero territorio.

La vicenda ormai tristemente nota del Nocione, una porzione di terreno finito dentro a diverse inchieste – l'ultima, quella condotta dal colonnello Fortino, sembrerebbe l'unica ad aver tracciato direttrici importanti – per il sospetto di veleni interrati (grazie a persone compiacenti e a delinquenti senza scrupoli) è solo la punta di un iceberg. E tutte le famiglie che vi abitano, ormai malate di tumore e in alcuni casi già scomparse, sanno bene di cosa stiamo parlando. La proposta lanciata da Edoardo Grossi alle competenti autorità è dirompente: creare una mappa dei disastri vuol dire mettere gli organi deputati di fronte a un dato incontrovertibile.
A loro, però, il compito di capire chi siano i responsabili e come intervenire.

«Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi. Essere indifferenti equivale a delinquere» ha tuonato Grossi, convinto che realizzare un censimento delle bombe ecologiche sia il punto di partenza necessario. Da via Lenze a via Lago, passando per Nocione, via Spineto fino a via Picano: dalle acque rosse ai veleni sepolti; dai fusti abbandonati al sospetto dello smaltimento illecito persino di carcasse di roulotte: ogni zona, una"croce". Dietro ogni "croce", tante famiglie che stanno lottando contro mali incurabili. Gli ambientalisti hanno più volte preso carta e penna e chiesto, ufficialmente alle competenti amministrazioni, di interdire anche aree a rischio ad uso agricolo e di pascolo. La conoscenza e la consapevolezza dello stato di salute del territorio possono fare la differenza.