Cinque ore di drammatico interrogatorio. Ieri il tribunale di Frosinone ha ospitato l'incidente probatorio per la violenza nella villa confiscata di Ferentino. La giovane di Castro dei Volsci che ha denunciato di essere stata attirata con l'inganno in quel casolare tra l'aeroporto di Frosinone e il casello autostradale di Ferentino e poi violentata a turno, ha risposto alle domande del pubblico ministero Maria Pia Ticino e degli avvocati di parte civile e della difesa.

Dopo il confronto all'americana nel quale la vittima ha puntato l'indice contro i suoi assalitori, i rilievi del Ris sul luogo della violenza, ieri è stata sentita la ragazza su richiesta della difesa. Lei non ha mai visto i suoi presunti aggressori in faccia: le parti erano divise da un separé e sono state fatte entrare, sotto la vigilanza dei carabinieri di Ferentino, da ingressi separati per evitare anche il minimo contatto. L'obiettivo era acquisire, in una sorta di anticipazione del processo, le dichiarazioni di lei. In carcere con l'accusa di violenza sessuale, dallo scorso 19 dicembre, ci sono Ferdinando Di Silvio, 36 anni, Antonio De Silvio, 32, Elvis De Silvia, 27, Angelo De Silvia, 27, Adriano Di Silvio, 26, Alessandro Spada, 28, ed Elvis Di Silvio, 23, tutti di Frosinone e assistiti dagli avvocati Tony Ceccarelli, Emanuele Carbone, Pasquale Cardillo Cupo e Ascanio Cascella. La ragazza, invece, è tutelata dall'avvocato Mario Cellitti.

Il pm ha ripercorso quei drammatici momenti, a cominciare dalle precedenti frequentazioni della ragazza con il gruppo. Come già successo in occasione del confronto per il riconoscimento, il racconto della ragazza è stato intervallato da momenti di comprensibile sconforto e pianto. Tanto che l'esame più volte è stato interrotto, soprattutto quando si trattava di definire posizioni, orari e punti di riferimento precisi. Lei ha ribadito di essere stata rovinata da quell'episodio, augurandosi che nei confronti dei responsabili vengano adottati dei provvedimenti pesanti. Ma nel complesso ha ribadito le accuse come fatto anche nelle precedenti volte. Gli avvocati della difesa hanno puntato a mettere in rilievo alcuni buchi nel racconto della donna, insistendo in particolare su 25 minuti nei quali la ragazza non avrebbe offerto una ricostruzione.

Da ciò sarebbe emerso che la violenza si sarebbe concentrata in sette minuti. Ponendo l'attenzione su quelle che ritengono essere delle contraddizioni, gli avvocati hanno presentato un'istanza di Riesame, che sarà discussa giovedì, con lo scopo di ottenere gli arresti domiciliari. La donna sarebbe stata gettata a terra sul fieno dove a turno il branco avrebbe compiuto una serie di atti sessuali, sfociata anche in una violenza sessuale. Solo alla fine, trovò la forza di respingere a calci l'ultimo assalto, mandando in fuga tutti gli altri. Quindi, a piedi, per strade che non conosceva, riuscì a imbattersi in una ragazza che la soccorse e indicò ai carabinieri come raggiungere il luogo della violenza. La ventenne aveva conosciuto su internet uno degli uomini finiti poi in manette. E con lui e altri ragazzi era uscita altre volte. Per questo quando accettò di incontrarli nuovamente non pensava certo di vivere un incubo. Già lungo il tragitto per raggiungere la casa confiscata la ventenne fu oggetto di pesanti apprezzamenti a sfondo sessuale.