Pronti a truffare chi davanti a un dramma senza fine non riesce a voltare le spalle, a chiudere le porte, ma chiede giustizia. Giustizia esemplare per un ragazzo ucciso due mesi fa, Emanuele Morganti, dopo la violenta aggressione in piazza Regina Margherita, nel cuore della città di Alatri. Loro però, gli sciacalli, a quelle porte stanno bussando per truffare e approfittare del grande cuore di chi è pronto a mettersi a disposizione in memoria del ventenne. L'allarme è stato lanciato ieri sui social network e sulle pagine dedicate a Morganti.

«Informiamo che ci sono sciacalli che stanno girando di casa in casa chiedendo denaro per iniziative a nome di Emanuele. Iniziative assolutamente non vere, sconosciute. Non credete a questi soggetti e magari fate girare questo messaggio! Ed eventualmente avvisate le forze dell'ordine». Questo il post condiviso da tante persone per cercare di mettere in guardia i cittadini. Sciacalli si aggirerebbero soprattutto ad Alatri e in particolare a Tecchiena, zona dove viveva Emanuele e dove ci sono molti dei suoi amici. Chiedono soldi per iniziative a favore di Morganti, ma nessuno degli amici ne è a conoscenza. Non ci sono iniziative di raccolta fondi. E purtroppo sembrerebbe che qualcuno sia caduto nella trappola e abbia consegnato un'offerta. Ecco, dunque, l'appello dei compagni che mettono in guardia i cittadini; mentre si attendono sviluppi sulle indagini. Sono otto le persone indagate per la morte di Emanuele Morganti. Tre sono in carcere: Paolo Palmisani, Mario Castagnacci e Michel Fortuna. Gli altri cinque indagati a piede libero sono Franco Castagnacci, 50 anni; Damiano Bruni, 27 anni; Michael Ciotoli, 27 anni; Manuel Capoccetta, 28 anni, e Pjetri Xhemal, 33 anni.

Intanto, continua l'iniziativa di una firma su una petizione online lanciata su change.org. il portale che raccoglie tutte le firme del mondo. Una firma con la quale chiedere che la giustizia mandi un segnale. E uno dei tanti post in cui si chiede di aiutare la mamma di Emanuele, Lucia, è stato condiviso anche dalla dottoressa Roberta Bruzzone, psicologa e criminologa, con l'appello "aiutiamo la mamma di Emanuele". Una condivisione che ha fatto molto piacere a quanti stanno chiedendo giustizia per il giovane alatrense.