Un assurdo rituale che si chiama "Blue Whale", un gioco che istiga al suicidio e che prende di mira adolescenti tra i 9 e i 17 anni. L'argomento è finito al centro di un incontro organizzato dalla polizia, nell'ambito di un impegno continuo e costante per prevenire e contrastare ogni forma di comportamento prevaricante. Il direttore tecnico capo psicologo della polizia di Stato, Cristina Pagliarosi, e il responsabile della polizia postale, il commissario Tiziana Belli, hanno infatti incontrato 150 alunni della scuola media Aldo Moro per analizzare il fenomeno del cyberbullismo, che può essere considerato un'evoluzione del bullismo tradizionale. Hanno
spiegato che tutto si manifesta con un attacco continuo, ripetuto, offensivo e sistematico attuato mediante gli strumenti del web, dove il cyberbullo colpisce la vittima ad ampio raggio, senza limiti spazio-temporali. «Importante, in questo caso - hanno evidenziato - è il ruolo del gruppo osservante: il suo dissenso o consenso può disincentivare o incentivare il comportamento vessatorio». La giovane platea è stata pertanto sollecitata ad un uso attento di internet, affinché sia consapevole del mondo virtuale che sceglie di "vivere", in quanto le attività svolte online sono reali ed hanno conseguenze nel quotidiano. Le esperte della polizia hanno invitato infatti a riflettere sulle tragiche conseguenze del "gioco"che istiga al suicidio, "Blue Whale". È un game, diffuso in rete, che comprende 50 prove: le prime di solito inoffensive, per poi passare a livelli sempre più difficoltosi, fino alla fase finale che è rappresentata dal suicidio, proprio come la balena blu che si dà la morte spiaggiandosi. «Accendere il cervello - è stata la raccomandazione - prima di accedere ad internet: è la parola d'ordine della polizia di Stato».