Promettevano posti di lavoro al Vaticano, alla presidenza del Consiglio dei ministri, alla Camera dei deputati, alla biblioteca di Montecitorio e al palazzo delle esposizioni di Roma. Per sistemare la pratica chiedevano pagamenti in diverse tranche che variavano, a seconda delle occasioni tra i 5.000 e i 10.000 euro.

I fatti risalgono al 2009, in continuazione fino al 2014. Queste sono le accuse per cui sono finite sotto inchiesta sono finite sei persone, accusate di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Si tratta del promotore dell'organizzazione, un uomo con sua sorella, di Morolo, altri due cittadini residenti rispettivamente a Morolo e Ferentino e altri due a Roma. Le vittime sarebbero per lo più persone presentate da amici, residenti tra Frosinone, Ferentino, Patrica e Morolo.

Ieri si sono costituite come parti civili una ventina di parti offese, rappresentate dagli avvocati Angelo Maria Terenzi, Giuseppe Spada, Giuseppe Spaziani, Claudia Padovani, Marco Paglia, Antonella Liberatori e Stefania Panfili. Per due imputati, fratello e sorella di Morolo, il loro avvocato Fernando Picchi ha richiesto il rito abbreviato ai sensi dell'articolo 438 c.p.p. All'udienza del 17 novembre 2017 davanti al gup, Stefano Troiani, verrà discusso l'abbreviato per gli imputati residenti a Morolo, e per gli altri il giudice valuterà il rinvio a  giudizio.

L'inchiesta è partita dalla denuncia di una donna alla quale era stato promesso un lavoro, e per il quale aveva già pagato una prima tranche. Lavoro che non è mai arrivato. La donna presentò anche due registrazioni telefoniche con il promotore dell'organizzazione. Da lì vennero attivate delle intercettazioni telefoniche. La sorella dell'uomo, ritenuto al vertice dell'associazione, si presentava a sua volta come collaboratrice e segretaria dell'onorevole Mussolini (all'oscuro di tutto). Il tutto si svolgeva anche in lussuosi ristoranti dove venivano paventate conoscenze con politici di spicco. Per essere più convincenti, sempre stando alle accuse, gli imputati si spacciavano come capo di gabinetto o responsabile di piano del personale della Camera.