L'ultimo sfregio sarebbe stato quello di sventolargli in faccia banconote da 50 euro. Un modo sfrontato e cinico per dirgli che con quei soldi poteva curarsi le ferite causate dall'aggressione. Il gesto, di assoluto disprezzo, sarebbe stato compiuto da due ragazze. Loro negano con decisione.

Ma a confermare l'accaduto ci sarebbe una testimone che avrebbe raccontato di aver assistito a quella scena. Che le giovani, forse in preda all'esaltazione di una serata fatta di alcol, droga e sangue, avrebbero prima sputato sul corpo di Emanuele e poi mostrato i soldi al ventenne morente.

L'atto, se dovesse trovare conferma, evidenzia proprio lo sfondo torbido e, se possibile, ancora più criminale di questa vicenda. In attesa che gli inquirenti facciano piena luce sull'accaduto, anche questa storia resta avvolta nel mistero. E da un'iniziale fase di omertà, in cui nessuno sembrava voler aiutare le indagini ad andare nella giusta direzione, si è ora passati a una valanga di versioni contrastanti. Tutte, a quanto pare, hanno il sapore di vendette trasversali, finalizzate a spostare l'attenzione degli investigatori su particolari che solo apparentemente, in realtà, possono considerarsi chiavi di lettura probabili sulle cause che hanno scatenato l'aggressione: della morte di Emanuele racconta molto un sottobosco di intrecci poco chiari e di ragazzi che giocano a fare i criminali. Tre di loro sono già finiti in manette. E non si escludono nuovi fermi, proprio in virtù delle false dichiarazioni rese all'autorità giudiziaria. Chi non ci sta a passare per una che ha oltraggiato Morganti è Agirè, la sorella di Michel Fortuna. La ragazza, intervistata da "Chi l'ha visto?", ha raccontato che di quella tragica sera ricorda poco o nulla; che la sua mente ha cancellato molti episodi.

«Non ho assolutamente sputato su quel corpo - ha riferito all'inviato di Federica Sciarelli - Non farei mai una cosa del genere e non capisco neanche perché i testimoni dicano questo. Quel ragazzo neanche lo conoscevo. Io - ha sottolineato - non so neanche con chi sono andata quella sera ad Alatri. E neppure con chi sono tornata». Aggiungendo di non ricordarsi proprio da chi ha avuto un passaggio per tornare a Frosinone. «Mi sono messa paura - ha concluso Agirè - e me ne sono andata».

Affermando, infine, che forse aveva bevuto un po'troppo. Ma soldi e sputi potrebbero anche nascondere un messaggio in codice per dimostrare ai presenti chi in quella piazza comandava davvero.