Lo hanno stabilito provvedimenti del Tribunale del Riesame di Roma, del GIP di Roma e  dello stesso sostituto procuratore presso la Direzione distrettuale antimafia di Roma Alberto Galanti, in seguito a ricorsi ed istanze presentati dai legali della società di smaltimento rifiuti, gli avvocati Marco Pizzutelli e Pierpaolo Dell'Anno.

L'indagine, denominata "Operazione Maschera", muoveva dal presupposto che il ciclo di smaltimento dei rifiuti era stato gestito abusivamente, grazie alla classificazione dei rifiuti con "codici a specchio"  come non pericolosi in forza di analisi quantitative e qualitative non esaustive.Secondo le tesi di ArpaLazio, condivise dai tecnici nominati dalla Procura della Repubblica, tutti i rifiuti con "codice a specchio", quale ne sia la natura, sarebbero da presumersi come pericolosi fino a prova contraria. 

La Mad ha sostenuto che i rifiuti di origine urbana, che sono  non pericolosi in via assoluta per qualificazione normativa, restano non pericolosi in via assoluta anche se assoggettati ad un trattamento intermedio, come quello che viene praticato negli appositi impianti cui vengono conferiti i rifiuti urbani indifferenziati, in forza del diritto comunitario. La Mad ha comunque provato di aver sempre eseguito scrupolosamente i controlli sui carichi di rifiuti in entrata secondo quanto prescritto dall'autorizzazione ambientale e dalle linee guida in materia. E sulla base di tutto ciò, è scattato il dissequestro.