Il comune di Fontana Liri ha emesso un'ordinanza urgente di sgombero per motivi igienico-sanitari della casa di cura Villa Stefano che ospita quindici richiedenti asilo. Il documento, firmato dal sindaco Gianpio Sarracco, apre una nuova battaglia nella guerra tra l'Amministrazione e la struttura. Il primo cittadino ordina ai vertici di Villa Stefano di allontanare dall'edificio tutti gli occupanti entro settantadue ore dal ricevimento dell'avviso nel quale si parla di «totale inidoneità della struttura» ad ospitare i migranti, nonché di «illegittimità dell'operato dei responsabili della casa di cura».

Il Comune, nel caso i vertici della struttura non ottemperino all'ordinanza, eseguirà lo sgombero dell'edificio in modo coatto: un provvedimento cui Villa Stefano potrà opporsi presentando ricorso al Tar entro 60 giorni e al presidente della Repubblica entro 120 giorni. Nel corso degli accertamenti della Polizia locale del 4 aprile è emerso che «la porzione di fabbricato identificato - leggiamo nell'ordinanza - è inidoneo ad ospitare i migranti perché mancano i requisiti della normativa in materia igienico-sanitaria».

Sempre nel corso del blitz di giovedì l'Asl ha invitato il responsabile della struttura ad esibire entro cinque giorni al Sisp di Sora il certificato di agibilità; l'autorizzazione allo scarico delle acque reflue; l'allaccio alla rete pubblica idrica; la dichiarazione di conformità degli impianti. Soltanto venerdì la direttrice della casa di cura ci aveva fornito la propria versione dei fatti, del tutto difforme da quanto si legge nell'ordinanza sindacale. La donna, infatti, aveva ricostruito quanto accaduto punto per punto, chiarendo poi che «gli ospiti, come nella sede di Sora, sono tenuti in ambiente lussuoso e confortevole, nutriti più del previsto, con spesa giornaliera e tracciabile (…)».

I rifugiati erano stati assegnati alla struttura, dalla Prefettura di Frosinone, il 23 marzo: già in tale data l'Asl di Sora aveva avuto notizie di criticità igienico-sanitarie nell'edificio in via Tillo. Sempre il 23 marzo l'ufficio Tecnico aveva rilevato la mancanza del certificato di agibilità. In seguito, leggiamo ancora nell'ordinanza, non sarebbe stato possibile entrare nei locali se non dopo l'autorizzazione ottenuta dalla Procura, che ha disposto l'ispezione dell'immobile e dato ordine di eseguirla a carabinieri e municipale.