È stata eseguita ieri pomeriggio l'autopsia sul corpo di Emanuele Morganti. La procura che intende far luce sulle cause della morte violenta del ventenne di Tecchiena ha nominato come consulente il medico legale Saverio Potenza dell'Università di Roma Tor Vergata. Sulla base delle lesioni trovate sul corpo del ragazzo, il perito dovrà stabilire la causa della morte. Se sia stata provocata da un corpo contundente e, nel caso, se le lesioni siano compatibili con un'aggressione compiuta con un ferro o un altro oggetto al momento non ancora recuperato. O anche se le ferite siano compatibili con qualunque altro tipo di superficie. Sessanta i giorni di tempo per il deposito delle conclusioni. Dall'autopsia, durata quattro ore, svolta a Tor Vergata, non sono emerse differenze rispetto all'esame esterno.

Dalle prime indiscrezioni, il dottor Potenza ha identificato con precisione il colpo mortale sferrato in testa, che ha provocato una devastante emorragia cerebrale. Non si tratterebbe di un pugno o di un calcio, ma di un corpo contundente che potrebbe essere una chiave di ferro o un manganello, ma sul punto il consulente, in attesa di ulteriori accertamenti, non si è sbilanciato. La ferita riportata sbattendo contro l'auto non avrebbe provocato lesioni tali da poter essere considerata una causa del decesso.

Altre valutazioni andranno fatte su ulteriori oggetti usati nel pestaggio. Resta il fatto che, nonostante due interventi chirurgici, non sia stato possibile, da parte dei medici, bloccare l'emorragia cerebrale. Del resto le evidenze sulla ferita in corrispondenza della regione frontoparietale sinistra, inferta dall'alto verso il basso, da sinistra verso destra, per circa dieci centimetri di lunghezza e tre di larghezza, erano già emerse in sede di esame esterno.

«Le caratteristiche morfologiche della lesione - ha scritto il consulente al pm, come si legge nel decreto di fermo - così rilevate appaiono compatibili con un mezzo di natura contusiva a superficie piuttosto ristretta e allungata». La procura ha disposto degli accertamenti tossicologici e per questo è stato nominato un altro consulente nella persona della tossicologa forense Maria Chiara David. Saranno esaminate anche le cartelle cliniche. Le altri parti si sono mosse incaricando, a loro volta, dei propri consulenti. Così hanno fatto le difese dei due fermati (l'avvocato Angelo Bucci segue Castagnacci e Palmisani e anche il padre di uno di loro, Franco Castagnacci, indagato per rissa, che attraverso l'avvocato Marilena Colagiacomo, ha incaricato un perito di seguire le operazioni. Intanto i due principali indizia- ti il 27enne Mario Castagnacci e il ventenne Paolo Palmisani restano a Regina Coeli in isolamento.

Per oggi è prevista la convalida del fermo emesso dalla procura di Frosinone ed eseguito dai carabinieri nella notte tra lunedì e martedì a Roma. L'interrogatorio avverrà davanti al gip Anna Maria Gavoni. Al magistrato il compito di decide- re se convalidare i fermi. Gli atti per competenza torneranno alla procura di Frosinone che, a quel punto, potrà chiedere l'emissione di un'ordinanza cautelare. Nel fermo si dà conto che un movente certo non è stato individuato con esattezza. Forse è riconducibile «ad una sorta di intento di affermazione del proprio dominio sul territorio, probabilmente "aiutata"da una situazione psichica non lucida».

I pm evidenziavano la necessità di precludere ogni libertà di movimento ai due indagati «la cui pericolosità rilevantissima è stata dimostrata dal comportamento gravissimo posto in essere, assolutamente sproporzionato al banale litigio che ha originato gli eventi e, nel quale, per di più, non erano stati coinvolti gli indagati medesimi. Proprio il carattere macroscopico della reazione violenta è sintomatico di un'estrema pericolosità e di una propensione per azioni violente che possono essere quindi poste in essere anche senza una valida giustificazione». C'era il rischio, con i due liberi, di poter «influire sulla genuinità delle dichiarazioni», considerata anche una certa contraddittorietà emersa in alcune deposizioni.