Una fiaccolata per pregare per la sorte di Emanuele, poi rinviata per ragioni di ordine pubblico. Nella giornata di ieri, mentre gli eventi precipitavano e da Roma arrivavano notizie sempre più convulse, giovani e meno giovani avevano ideato spontaneamente una "fiaccolata pacifica di protesta contro la cattiveria delle persone e per la tutela della vita". Un'iniziativa nata sui social network e diventata virale nell'arco di poche ore: centinaia di persone erano pronte a sfilare alle 20, lumino in mano, nelle vie del centro storico. Poi, lo stop e la decisione di spostare la manifestazione a domani, alla stessa ora salvo altri blocchi.

All'origine del rinvio la morte del ragazzo, con il Comando dei Carabinieri che ha invitato gli organizzatore a non tenere la manifestazione: da un lato, la necessità di concentrarsi sulle indagini e di chiudere il cerchio; dall'altro, l'esigenza di mantenere l'ordine pubblico, evitando l'esasperazione degli animi già "incendiati". Infatti, parallelamente a quanto stava accadendo nell'ospedale romano "Umberto I", l'emozione e il dolore della gente iniziava a trasformarsi in aperta rabbia, risentimento, ostilità e minacciosi propositi di vendetta.

Un coacervo di sentimenti vari, di reazioni fortissime scaturiti certamente dal forte impatto generato dal tragico epilogo della vicenda. Molte persone hanno chiesto di "dirottare" la fiaccolata nella zona di Tecchiena e hanno lanciato accuse contro altre: "La fiaccolata si deve tenere a Tecchiena, non dove hanno ammazzato Emanuele e non hanno alzato un dito", è stato il commento di un utente di Facebook. Affermazioni riprese da un altro utente: "Concordo, occorre farla a Tecchiena, non ad Alatri, perché anche gli alatrensi ci sono di mezzo". E ancora: "Emanuele uno di noi, non uno di loro. Tutti a Tecchiena per Emanuele", "Alatri non è terra nostra. Si sono alleati con gli stranieri".

Facile intuire che queste frasi abbiano ulteriormente inasprito la discussione, rispolverando vecchie antipatie tra il centro e la periferia, tra Alatri e Tecchiena. Più di qualcuno ha invitato i presenti a soppesare con calma i termini, a non lasciarsi andare a idee di rappresaglia, a pensare al dolore per una giovane vita spezzata nel modo più vile e barbaro, a riportare il dialogo su binari più consoni alla drammaticità della situazione: "Vi rendete conto che non è il momento di fare la guerra tra Alatri e Tecchiena? Tutti siamo addolorati e tutti vogliamo giustizia! Io vivo ad Alatri, ma questo non significa che mi senta complice. Finitela con le polemiche", ha risposto una signora. E poi: "È morto un ragazzo di 20 anni e voi guardate a dove fare o non fare la fiaccolata. Ancora pensiamo a questa storia tra Alatri e Tecchiena. Stiamo parlando di un ragazzo che è uscito per divertirsi e dei bastardi lo hanno ucciso", "Per colpa di alcuni individui non si può pensare di dividere l'intera cittadinanza alatrense. Sono d'accordo per la fiaccolata in qualsiasi parte della "nostra" Alatri con "Tutti per Emanuele" come slogan", "Non penso sia questo il momento di litigare sul come e sul dove, l'importante è che si faccia".

Troppo alta quindi la tensione, troppo esacerbati gli animi, giusta a questo punto la scelta di non far svolgere il corteo che, da pacifico, avrebbe potuto incanalare tutta la collera del momento e terminare con esiti spiacevoli, trasformandosi in qualcos'altro, in qualcosa di diverso. Alle 18.30 la comunicazione del rinvio a domani. Poi scendono le luci del giorno, la sera comincia, una tristissima sera tra un dolore vivo, intenso e indagini che continuano in maniera serrata.