Una violenza inaudita. Massacrato con calci, pugni e colpito alla testa con un arnese di ferro, forse una chiave inglese o una spranga, da almeno venti persone. Emanuele Morganti, 20 anni, lotta tra la vita e la morte all'ospedale Umberto I di Roma per le gravi ferite riportate al cranio, oltre a vari traumi e fratture su diverse parti del corpo. Tutto è accaduto nella notte tra venerdì e ieri, intorno alle due, al circolo ricreativo "Mirò" di Piazza Regina Margherita. All'interno del locale è scoppiata una lite, poi diventata rissa e finita in una violentissima aggressione all'esterno, dove un branco di almeno venti persone ha picchiato a sangue il giovane di Alatri. Senza pietà e con una ferocia da brivido.

La storia

Al circolo musicale "Mirò Music Club", che in ogni fine settimana organizza concerti e spettacoli musicali, era in corso una serata. All'interno il solito pienone di ragazzi e nessuno poteva immaginare quello che di lì a poco sarebbe accaduto. Secondo una prima ricostruzione e le testimonianze raccolte subito dopo, tutto è iniziato all'interno del locale. Emanuele stava ascoltando la musica appoggiato al balcone insieme alla sua fidanzata. All'improvviso si è avvicinato un giovane albanese, che qualcuno avrebbe descritto in evidente stato di ebbrezza. Il ragazzo avrebbe iniziato a infastidire la coppia, forse per apprezzamenti sulla ragazza. Di qui un primo scontro verbale con Emanuele. Un litigio che avrebbe allertato subito i buttafuori, anche loro di origine albanese, che sono intervenuti e con forza hanno trascinato fuori il ragazzo, che ha cercato di liberarsi ma inutilmente.

All'esterno una furia cieca

Una volta fuori dal locale, Emanuele è diventato l'oggetto della rabbia e della ferocia del branco. Lui ha cercato di difendersi ma erano in troppi a sferrare colpi. Calci, pugni e, infine, una spranga, o forse una chiave inglese, con la quale il giovane è stato colpito violentemente alla testa. Devono essergli sembrati momenti interminabili, durante i quali si è consumata una violenza inaudita, animale. Intorno la concitazione, le urla disperate degli amici e di altri giovani che erano nel locale. Emanuele è rimasto a terra tramortito in una pozza di sangue e con il cranio fracassato.

I soccorsi

Nonostante il trambusto, con quella parte di piazza Regina Margherita che si è trasformata in un angolo di indicibile ferocia, qualcuno è riuscito a chiamare i soccorsi. Poco dopo sono giunti sul posto i carabinieri della compagnia e i sanitari dell'Ares 118. I militari hanno avviato le prime indagini, mentre i medici, constatata la gravità della situazione, hanno trasportato il giovane all'ospedale di Alatri, dove poco dopo è atterrata un'eliambulanza che lo ha trasferito d'urgenza all'Umberto I.

L'arrivo a Roma

I sanitari della struttura romana erano stati messi in allerta per la gravità delle condizioni del ventenne. Emanuele è stato subito trasportato in Rianimazione: in seguito all'aggressione ha riportato un'emorragia cerebrale, fratture multiple al cranio e cervicali, oltre a traumi e fratture in varie parti del corpo. I medici, nonostante un quadro clinico difficilissimo, lo hanno sottoposto a una delicata operazione alla testa, durata diverse ore e terminata solo intorno alle 16 di ieri. Da allora Emanuele si trova in Rianimazione, dove lotta tra la vita e la morte. La famiglia lo ha raggiunto nella capitale.

 

Tutti sotto torchio: caccia aperta ai responsabili

Più di venti persone ascoltate. Tutte sotto torchio per ventiquattro ore. Davvero capillare la ricerca delle responsabilità per l'aggressione avvenuta all'interno del Circolo Arci "Mirò Music Club". Una vicenda non facile da ricostruire. Ma i carabinieri della Compagnia di Alatri, diretti dal maggiore Antonio Contente, non lasciano nulla al caso. I ragazzi condotti in caserma sono state interrogati più volte, sia dalla polizia giudiziaria sia dal pm Vittorio Misiti. Oltre dieci sono difese dall'avvocato Giampiero Vellucci.

In queste ore si sta, infatti, cercando di ricostruire un episodio di violenza efferata nei confronti di un ragazzo. Ma i racconti sono diversi e le testimonianze contrapposte. Non è detto che tutti i responsabili dell'aggressione al momento siano stati individuati, visto che non si esclude che qualcuno possa essersi dato alla fuga prima dell'arrivo dei carabinieri. Comunque ieri sera una decina di ragazzi sono stati trattenuti in caserma e soltanto alle 4 di questa mattina sono stati fatti uscire, con l'obbligo di rimanere a disposizione degli inquirenti. L'episodio vede coinvolte persone del posto e albanesi, sui quali sin da subito, e in base alle prime indagini, si è concentrata l'azione degli inquirenti. 

Si attendono quindi sviluppi clamorosi: i carabinieri e il magistrato non vogliono lasciare nulla di intentato. Anche perché sono consapevoli che la vicenda ha una sua drammaticità per via delle disperate condizioni di Emanuele, costantemente assistito all'Umberto Primo di Roma dai suoi cari, affranti e sconvolti per quanto accaduto. Quella che doveva essere una serata di festa ha, infatti, avuto un esito assurdo, che ha colpito anche l'intera comunità. La dinamica è anche difficile da raccontare per la sua ferocia. Oggi se ne saprà comunque di più: facile immaginare che il quadro investigativo porterà dei risultati. Forse anche con dei fermi. E intanto per l'intera giornata di ieri, fino a notte fonda, all'esterno della caserma tantissimi amici di Emanuele hanno atteso di sapere chi ha massacrato il ragazzo.