«Non ci fare incontrare nei posti dove magari tu sai che ti possono seguire.... Dammi un posto, almeno... che ne so... allucinante... in mezzo pure a una fratta, non mene frega niente, ma non in posti pubblici dove ti possono seguire... infatti c'è mancato poco eh». Era preoccupato l'assistente capo della polizia penitenziaria Rinaldo Neccia, finito ai domiciliari nell'inchiesta che i carabinieri hanno condotto all'interno della casa circondariale di Frosinone per stroncare un sistema per introdurre telefoni cellulari e droga in favore di un gruppo di reclusi. L'accusa che ha portato il gip Francesco Mancini a emettere un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti del poliziotto e in carcere per l'albanese Gojart Leba, 34 anni, il napoletano Domenico Coppola, 25, l'altro albanese Andi Agalliu, 36, e il romeno David Marian Surdu, 25, all'epoca dei fatti ospiti della casa circondariale di Frosinone e poi trasferiti altrove è di corruzione.

Soldi, per un totale di 2.000 euro, anche tramite rica- riche della postepay dell'agente, in cambio della possibilità di introdurre tre smartphone e 50 grammi di hashish. Stando alle accuse Neccia si sarebbe incontrato più volte con le compagne e i familiari dei detenuti per ricevere denaro e telefoni.In un caso, il napoletano Coppola, impossibilitato a trovare i soldi per concludere l'affare, avrebbe riferito alla madre di aver ottenuto lo sconto da 500 a 300 euro e di vendere la motocicletta. L'uomo invita i familiari a fare presto perché teme di essere trasferito. Inoltre circostanze i soldi tardano ad arrivare. «Rinaldo si arrabbia - scrive il gip in uno dei passaggi dell'ordinanza - ribadendo che gli accordi non era questi e che lui faceva affidamento su tali soldi».

Gli incontri, filmati dai carabinieri che erano sulle tracce dell'agente dopo il ritrovamento, lo scorso luglio, di un telefono cellulare in una cella,avvenivano in zona, ma anche a Sabaudia. Lì i carabinieri assistono allo consegna del cellulare prima e dei soldi dopo. E annotano tutto. Non senza rimarcare che l'agente mette tutto in tasca «senza nemmeno scrutarne il quantitativo». L'assistente capo si preoccupa che i passaggi di denaro non siano tracciabili. «Io gli ho detto - dice in un'intercettazione - quando mi devi mandare qualcosa che sono solo denaro, cioè preferisco che me le manda tra Western Union... Non c'è una tracciabilità, non c'è niente capito?». L'accusa contesta «l'accettazione da parte del Neccia - scrive il gip - di una promessa di denaro in cambio dell'introduzione in carcere di 50 grammi di hashish». Surdu aveva in animo di spacciare all'interno del carcere dovrebbe avrebbe guadagnato più che in «una ordinaria piazza di spaccio».

L'accordo non andava in porto per il timore del fratello del romeno di essere scoperto. Durante un colloquio intercettato lo stesso Marian afferma: «È un casi- no quello che c'è qui.... Cocaina, fumo, eroina, soldi...». C'è poi la contestazione a Leba di gestire dal carcere la prostituzione della sorella e della compagna. Emerge anche il progetto di narcotizzare alcuni clienti per derubarli. Leba dà le direttive: 700 euro per un addio al celibato per cinque. Poi ordina di lavorare già da mezzogiorno. Già questa mattina si terranno i primi interrogatori di garanzia il collegio difensivo è composto da- gli avvocati Angelo Pica, Riccardo Masecchia, Giampiero Vellucci ed Eliana Scognamiglio.