Indagini e stranezze. Le prime le conduce la Guardia di Finanza di Cassino, coordinata dal dottor Massimiliano Fortino, intenzionata a fare luce su quei mancati versamenti all'Inps nel periodo 2011-2014; le seconde, invece, emergono all'interno dell'ateneo, profondamente colpito da quei 31 milioni di euro da ripianare con un piano trentennale a cui si aggiungono i 9 milioni di penali e sanzioni. 

Nei corridoi dell'ateneo, spesso, il tempo si fa lungo. E la voglia di sapere, di conoscere, di far venire a galla, dà il ritmo alle giornate. La volontà di tutti è quella  di lasciarsi alle spalle questa brutta parentesi, ma non prima di aver dimostrato che l'Università era, è e sarà una grande istituzione per il territorio. Capace di risalire dalla voragine nella quale è precipitata, ma anche capace di fotografare la situazione e "isolare" le responsabilità. L'indagine interna, avviata dal rettore Betta, non ha lo scopo di "punire" ma di contribuire a far emergere la verità. E in questa direzione va la ricostruzione emersa di recente sull'annualità 2014. In quel determinato periodo vennero versati i contributi fino a luglio. Cioè i mancati versamenti spunterebbero "solo" da agosto a dicembre. Perché? Si domandano in molti. Chi c'era alla guida del settore amministrativo? In realtà quello fu un momento particolare della vita dell'ateneo: il direttore generale Farenti decise di lasciare l'incarico poco prima della sua scadenza naturale. Per molti il rapporto fiduciario tra rettore e dg si era incrinato. Nelle more della nuova scelta, i tempi tecnici imposero una figura di passaggio che venne individuata in un Dg "romano", proveniente da Tor Vergata. Poco più di due i mesi di reggenza, sicuramente a marzo e ad aprile. Poi, subentrò Simeone. In buona sostanza, tre Dg nel giro di pochissimi mesi. Gli stessi mesi che presenterebbero la copertura previdenziale. 

Sono solo "stranezze" a cui gli abitanti del Campus fanno caso. Soprattutto laddove vive una piccola comunità, un microcosmo di 600 anime che ogni giorno si ritrova a lavorare insieme.

Anche perché - questo lo raccontò lo stesso Betta dopo il famoso CdA-verità -  ognuna della annualità sotto la lente presenta dei contributi previdenziali versati. Cioè degli F24 pagati per dare - secondo alcuni - una parvenza di normalità. O per favorirli - secondo altri - in caso di verifiche da parte, ad esempio, dei revisori del conti. Ma il castello di ipotesi che circola dovrà trovare riscontro nelle indagini. Solo quando gli inquirenti chiuderanno il cerchio si potrà avere un quadro reale.

E infatti, sul fronte dell'inchiesta voluta dalla procura, e affidata alla fiamme gialle, si scava ancora. Si va in profondità per risalire a eventuali responsabilità e rintracciare anche le motivazioni che hanno portato a una simile mancanza. Per ora non ci sono né indagati né ipotesi di reato, così nella caserma di Cassino gli otto che sono stati ascoltati sono semplicemente "persone informate sui fatti". Si tratta dell'ex rettore Attaianese, dei due direttori generali all'epoca dei fatti (Farenti e Simeone) e del delegato al bilancio dimissionario, Trequattrini. Oltre al management dell'epoca incriminata, gli uomini del colonnello Fortino hanno ascoltato anche quattro dipendenti, tra cui figure apicali dell'area contabile. Ora, si passa alla fase due: saranno presto convocati alcuni membri del Consiglio di amministrazione di quegli anni e alcuni del collegio dei revisori dei conti.