Continuano senza sosta in tutta Italia le ricerche del camorrista Alessandro Menditti evaso stanotte dal carcere di via Cerreto a Frosinone. In poco tempo l'uomo è riuscito a far perdere le proprie tracce, al momento sono in centinaia gli uomini delle forze dell'ordine tra polizia penitenziaria, polizia di Stato, carabinieri e Guardia di Finanza impegnati nelle ricerche.

L'evasione

Alessandro Menditti, 44 anni, di Recale, in provincia di Caserta, ritenuto appartenente al potente clan Belforte di Marcianise e arrestato nel 2012 dalla squadra mobile avrebbe dovuto scontare altri tre anni di carcere. In galera c'è anche la moglie. Stanotte però, assieme ad un complice albanese, è riuscito a praticare un foro dietro il muro della sua cella, a salire sul muro di cinta e a calarsi con un lenzuolo dileguandosi.

Il complice

L'uomo che era con lui, un albanese detenuto per reati legati allo spaccio di stupefacenti, è invece caduto dal muro di cinta del penitenziario ed è ricoverato al policlinico Umberto I di Roma con un probabile danno alla colonna vertebrale. Nelle tasche del giubbotto del fuggiasco gli agenti della polizia penitenziaria hanno trovato due telefoni cellulari. Anche l'evaso potrebbe essere rimasto ferito.

Le dichiarazioni

"I due detenuti un italiano ed un albanese, - stando a quanto riferisce il segretario generale aggiunto Cisl Fns Massimo Costantino - sarebbero evasi dal vecchio reparto. Sono passati nel passaggio dietro alla televisione. Sono saliti sopra all'istituto e sono scesi con l'ausilio di alcune lenzuola. L'albanese è stato preso dal personale della polizia penitenziaria nell'intercinta e, probabilmente, ha riportato un danno alla colonna vertebrale. Successivamente nell'ambulanza gli sono stati trovati due telefoni cellulari".
"La Fns CISL Lazio - conclude Costantino - proprio sul Carcere di Frosinone aveva quotidianamente segnalato la grave carenza di personale e sovraffollamento dei detenuti".

Il precedente

Dal carcere di Frosinone clamorosa fu l'evasione di Cesare Battisti. Era l'ottobre del 1981, quando era rinchiuso nel vecchio penitenziario di piazza Risorgimento. Erano le 13.56 e una donna citofonò al corpo di guardia, con una scusa riuscì a farsi aprire. In quello stesso momento piombò nel carcere un commando di tre persone armate che riuscì a liberare il terrorista e un altro detenuto. Battisti era accusato di quattro omicidi commessi dai Proletari Armati per il Comunismo.
Battisti, condannato in Italia per quattro omicidi commessi negli anni Settanta, fuggì dalla Francia per rifugiarsi in Brasile nel 2004. Tre anni dopo venne arrestato dall'Interpol a Rio de Janeiro. L'Italia ne chiese l'estradizione che venne concessa dal Tribunale Supremo federale nel 2009, ma nell'ultimo giorno del suo secondo mandato, il 31 dicembre del 2010, l'ex presidente Lula annullò la decisione del Supremo e permise a Battisti di rimanere in Brasile. Ora, con il cambio di governo, la possibilità di riaprire il caso non è poi così remota anche se, da un punto di vista legale, l'ex terrorista sembrerebbe blindato. In Brasile si è sposato e ha una figlia brasiliana, una circostanza che, in altre occasioni, ha impedito l'estradizione.