Traffico internazionale di droga, i finanzieri del Gruppo Operativo Antidroga di Catania hanno perquisito alcuni container provenienti dal Sud America e trasportati dalla motonave "Brussels" al porto di Salerno. All'interno di uno di essi sono stati rinvenuti 110 Kg di cocaina purissima in alcuni borsoni nascosti in un carico di banane. Particolarmente innovative le modalità attraverso le quali la cocaina veniva occultata: infatti, attraverso uno speciale procedimento chimico, i mittenti colombiani riuscivano a celare la droga all'interno di carbone vegetale in polvere (oltre 40 Kg). La sostanza, così abilmente "confusa", sarebbe stata poi estratta con un ulteriore procedimento chimico che avrebbe richiesto l'opera di professionalità specifiche. Lo stupefacente era destinato al mercato siciliano e avrebbe fruttato alle organizzazioni criminali coinvolte almeno 14 milioni di euro. 

L'indagine della Procura della Repubblica di Catania faceva emergere l'esistenza di un sodalizio criminoso formato da numerosi soggetti, alcuni dei quali ancora da identificare, dimoranti tra Sicilia, Campania, Lazio, Sardegna, Spagna, Colombia ed Ecuador e dediti all'organizzazione di consistenti importazioni di cocaina sulla rotta Sud America - Italia. 

In particolare, sono stati individuati tre principali artefici del traffico internazionale di stupefacenti, di cui uno domiciliato a Frosinone. Si tratta di Vincenzo Civale, quarantenne di origini napoletane domiciliato nel capoluogo. Sarebbe proprio lui il detentore dei contatti diretti con i fornitori sudamericani. Gli altri due, principali committenti sia dei carichi già realizzati che di quelli in fase di progettazione, sono entrambi di Palermo: Antonino Lupo e Ignazio Catalano. Nei confronti di tutti e tre ieri i Gip di Palermo e Frosinone hanno convalidato i provvedimenti di fermo. 

Gli indagati agivano in più paesi tra Europa e Sud America. In particolare, Civale, seguendo le direttive di un soggetto di origine spagnole, perfetto conoscitore delle dinamiche interne ai cartelli colombiani, si recava per alcuni mesi in Colombia per accreditarsi e conquistare la fiducia dei fornitori di cocaina. Durante la permanenza in Sud America Civale, consapevole dei seri rischi per la sua incolumità fisica in caso di mancata realizzazione del progetto criminale, aveva mantenuto fitti contatti con i committenti al fine di stabilire le modalità più sicure per realizzare la spedizione dello stupefacente. A questo proposito sono diverse le conversazioni tra Civale e Lupo intercettate dalle Fiamme Gialle (che riportiamo in una serie di slide). Dopo frenetiche trattative e continui mutamenti di programma, alla fine del 2016, l'organizzazione, mediante un ignaro corriere internazionale, riusciva a realizzare con successo una spedizione "campione" di 9 Kg di cocaina nel porto di Ciampino, avente quale mittente un'impresa di Santa Marta (Colombia) e quale destinatario un'impresa etnea di fantasia. Il buon esito di questa prima operazione aveva accresciuto la credibilità nei confronti dei mittenti colombiani, aprendo alla possibilità di un più significativo, proprio il carico sequestrato nei giorni scorsi dai finanzieri.