Promotrice finanziaria e banca condannati in primo grado a risarcire uno dei loro clienti per il quale avevano acquistato dei titoli azionari.
Il giudice della sezione civile del tribunale di Cassino ha infatti accolto le ragioni del risparmiatore condannando la professionista e l'istituto di credito a restituire una parte dell'investimento, per oltre ventimila euro.
La vicenda risale al 2007 e per dirimere il contenzioso tra le parti il tribunale ha dovuto ricorrere a una perizia calligrafica. Tutto ha inizio a Ceprano quando il signor A. G. si affida alla promotrice finanziaria T. I. un consistente investimento da 78.000 euro. La donna si attiva presso una banca (poi incorporata da un istituto di credito nazionale) per l'intermediazione in borsa. All'investitore, però, i conti non tornano. Tanto che nel 2009 denuncia la professionista e la banca chiedendo indietro quasi 22 mila euro, cioè la differenza tra il totale prelevato sul suo conto per l'investimento e quanto rimborsato. Richiesta a cui aggiunge quella degli interessi legali e dei danni subiti.
L'uomo, difeso dall'avvocato Franco Di Stefano di Sora, ha infatti sostenuto di non aver sottoscritto tutti gli ordini di acquisto risultati a suo carico accusando la professionista e la banca di averlo fatto a sua insaputa. Di più, che la sua firma apposta su una delle sottoscrizioni era falsa. Da qui la richiesta di risoluzione di tutti i contratti d'acquisto delle azioni.
Avvalendosi della perizia di un esperto calligrafo, il giudice ha stabilito che una delle firme in calce ai contratti di acquisto non era autografa. Ha anche accertato che i moduli delle sottoscrizioni erano stati firmati in bianco e riempiti successivamente, configurando così il falso materiale.
Da qui la condanna inflitta alla promotrice e alla banca a risarcire il risparmiatore di quasi 22.000 euro e al pagamento delle spese legali.