Una storia troppo brutta per essere vera. Eppure per il Tribunale di Frosinone lo è. Tanto che la condanna è ora nero su bianco, per discriminazione razziale. Protagonisti un medico e un infermiere, entrambi in servizio all'ospedale di Frosinone. Il primo autore di offese e minacce su Facebook, il secondo di origini indiane, vittima delle aggressioni verbali di stampo razziale del medico. La vicenda inizia anni fa quando il dottor Mino Moraldi, che non nasconde le sue idee xenofobe, inizia a postare sul suo profilo Facebook frasi ingiuriose nei confronti dell'infermiere: "Gli indiani mi fanno schifo, puzzano hanno la pelle butterata, sono quasi negri di m... Devono stare a raccogliere il cocco nei loro paesi di origine. Fuori dall'Italia".

Insulti ma anche minacce più o meno esplicite: "Le armi sono pronte" o "Si nasce per vivere, si vive per morire, ma se vivi senza ideali sei morto senza aver vissuto" con la foto di Mussolini. E ancora "Vieni caro, ti porto in un bel posto" con allegata fotografia di Hitler. Oppure "Essere fascisti, nazisti, razzisti vuol dire essere intelligenti", "La merdaccia islamica, rom, rumena, albanese e negri vari? Sappia che trova 30X30 wincester, 38 special 45 colt 9x21 parabellum 6.35 e 7.35 22 lungo 12 da caccia circa 13000 cartucce (...). Prego si accomodino".

Una pioggia di improperie legate dal filo dell'odio razziale che nel 2015 sfociano nella denuncia di Bobby Nellolappoikayl, l'infermiere preso di mira dal medico e divenuto nel frattempo delegato sindacale della Fp-Cgil, ancora oggi in servizio allo Spaziani di Frosinone dopo aver lavorato per anni a Roma e a Cassino. Da qui il processo e la condanna del medico a una sanzione di tremila euro. «Dopo una lunga serie di vessazioni e minacce - afferma Giancarlo Cenciarelli, segretario generale della Fp-Cgil Frosinone Latina - evidentemente legate oltre che alla nazionalità di origine del nostro delegato anche alla sua attività sindacale,abbiamo sportodenuncia, avvalendoci della collaborazione dell'avvocato Giorgio Verrecchia. Questa condanna in sede penale è un primo importantissimo risultato. Peraltro - aggiunge il dirigente Cgil - il medico ha già rinunciato a impugnarla». La vicenda, però, non finisce qui. Dopo il processo penale, ora sia Boby che l'allora segretaria della Fp-Cgil Beatrice Moretti chiederanno di essere risarciti in sede civile. «Lo farà anche la nostra federazione - annuncia Cenciarelli - perché a contorno delle agghiaccianti minacce e delle mostruosità sulla superiorità della razza, il medico aveva aggiunto una insana dose di sessismo. Non ci fermiamo e continueremo ad agire in tutte le sedi. La riteniamo una battaglia di civiltà su cui non si può mediare».

«Il Tribunale di Frosinone ci ha dato ragione, una bella notizia per il sindacato e per la democrazia - gli fa eco il segretario generale della Fp-Cgil Roma e Lazio Natale Di Cola - Il nostro comprensorio di Frosinone e Latina ha tutto il nostro appoggio e sia Boby che Beatrice possono contare sul nostro impegno indifesa della loro dignità. E della nostra Costituzione antifascista che forse andrebbe difesa da tutti con maggior vigore».

Ora che la sentenza è passata in giudicato senza che il condannato abbia proposto appello, il dottore rischia anche un procedimento disciplinare da parte dell'Ordine dei medici che potrà decidere per una semplice censura o usare la mano pensante: dalla sospensione fino alla radiazione.