Perdite e dolori addominali a pochi giorni dalla nascita della sua bambina che, però, non ha potuto mai abbracciare. Una storia drammatica quella di una trentaquattrenne di Fontana Liri, che il 17 gennaio 2015 fu sottoposta a un cesareo. La sua bambina, però, venne alla luce già morta e l'autopsia, eseguita successivamente, rivelò che il decesso era stato causato da asfissia. I genitori della piccola vollero immediatamente fare luce sull'episodio e, nonostante il dolore straziante per quanto accaduto, si affidarono a un legale che seguisse il caso.

La procura di Cassino aprì un'inchiesta: venne sequestrata la cartella clinica della neonata e sei medici, che nei giorni tra il 12 e il 17 gennaio si occuparono, a vario titolo, di quel parto, vennero iscritti nel registro degli indagati. La perizia del consulente incaricato dal pubblico ministero non aveva rilevato responsabilità da parte dei sanitari della struttura sorana e così, l'anno successivo, il pm Armanini chiese l'archiviazione del caso. Senonché i genitori della piccola, all'epoca dei fatti 32 anni lei e 39 lui, decisero di fare opposizione attraverso il loro legale, l'avvocato Carlo Sartini del foro di Roma. Lo scorso 26 gennaio, al tribunale di Cassino, si è svolta l'udienza che si è conclusa con una proroga di 40 giorni per espletare ulteriori accertamenti. Con molta probabilità questi si concentreranno sugli esiti dei tracciati cardiotopografici eseguiti sulla neonata. Proprio da quei referti, infatti, potrebbero emergere elementi utili per chiarire le circostanze in cui la partoriente arrivò in ospedale (nel quale, peraltro, si era recata il 12, 14, 16 e 17 gennaio, giorno della tragedia) e le condizioni del feto, accusando dolori addominali e perdite. I medici, che allora l'avevano visitata, non riscontrarono criticità tali da giustificare un ricovero, almeno fino al giorno in cui, eseguito il cesareo, la bambina venne estratta già priva di vita. La speranza dei genitori, ora, è di trovare una risposta a questa assurda tragedia.