Patenti facili per guidare le minicar. C'è un filone d'inchiesta anche davanti al tribunale dei minorenni di Roma per lo scandalo patenti. Si tratta di un rivolo della prima inchiesta, quella condotta dai carabinieri, sulle facilitazioni nel conseguire il titolo di guida. Recentemente, invece, c'è stato un ulteriore salto di qualità con l'inchiesta Pay-to-drive con tanto di arresti e già le prime condanne con il rito abbreviato e il patteggiamento.

Proprio alcuni degli indagati dell'ultima inchiesta ieri erano stati chiamati a testimoniare. Sotto processo, difesi dall'avvocato Nicola Ottaviani, ci sono quattro giovani di Frosinone, all'epoca dei fatti sedicenni. Stando alla ricostruzione dell'accusa, i sospetti sarebbero nati da una verifica condotta direttamente dal ministero. A Roma avrebbero scoperto che nelle date in cui i quattro risultavano aver effettuato la prova teorica non c'erano sessioni d'esame. Da questo atto partirono una serie di accertamenti, le denunce e l'inchiesta della magistratura frusinate che, poi, per competenza, ha trasmesso gli atti a quella per i minorenni. Che ha messo sotto accusa i ragazzi. Ieri erano stati convocati alcuni dipendenti della motorizzazione. Ma solo una parte dei testimoni ha risposto alle domande del pm sul funzionamento delle prove d'esame. Gli altri, essendo stati indagati nell'ultima inchiesta, per non compromettersi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Stando alle accuse, bastava pagare per conseguire la patente senza studiare. E i quattro, appartenenti a famiglie benestanti, guidavano modelli di qualità superiore. Tutti hanno poi ripetuto gli esami.