Una storia che spesso si legge in ambito nazionale, e non solo, e che questa volta riguarda una vicenda tutta anagnina. Parliamo dell'l'odissea di un imprenditore che prova ad investire cercando di superare gli assurdi ostacoli di una burocrazia miope.

Il racconto

Venerdì scorso, convocati per la conferenza di servizi che si sperava sarebbe stata l'ultima tappa di un cammino lungo e contorto, tecnici e legali della società che fa capo a Vittorio Colaiaco hanno dovuto constatare l'assenza del Comune, ente proponente. Trattandosi dell'ennesimo episodio di una saga che non trova pace, gli interessati hanno chiesto l'intervento dei Carabinieri, che si stanno occupando della delicata questione. Tutto nasce qualche anno fa, dalle parti del casello autostradale. Il giovane imprenditore, nonostante le difficoltà del periodo e la crisi che sconsiglia qualsiasi investimento, aveva deciso di completare la sistemazione della zona che lo stesso Consorzio Industriale aveva destinato a cammeo, con attività commerciali e di servizi: è stata così avviata la costruzione di un hotel che, ben visibile a chi esce dall'autostrada, una struttura magnifica che già rappresenta un vanto per la città dei papi. Gli uffici comunali, da decenni vicini a chi investe e crea occupazione, sembrano però aver dato inizio a una stagione che, dapprima considerata severa ma giusto che lo fosse, man mano ha assunto la connotazione di qualcosa di diverso, da accertare. Addirittura, la delibera consiliare che consentiva la necessaria "delocalizzazione" di servizi, ancorché adottata il 27 maggio scorso, è stata pubblicata appena il 6 febbraio, dopo il can can che non accenna a diminuire. Gli specialisti del cap. Meo sembra stiano ricostruendo l'iter delle varie fasi, non lasciando nulla al caso, senza escludere il coinvolgimento di persone estranee agli uffici di competenza.